Da giorni girava online su molte chat di Whatsapp un testo firmato dal dottor Walter Pascale, chirurgo e ortopedico dell’ospedale Galeazzi di Milano, nel quale il Professore avrebbe consigliato di non usare i farmaci come aspirina, voltarene, naprossene, i cosiddetti (FANS) ovvero farmaci antinfiammatori non steroidei, perché favorirebbero forme gravi del coronavirus.
La notizia è stata smentita dal dottore stesso che ha sporto denuncia e ora anche l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha precisato che si tratta di una notizia falsa.
“Attualmente non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. L’EMA sta monitorando attentamente la situazione e valuterà tutte le nuove informazioni che saranno disponibili su questo problema nel contesto della pandemia” ha affermato l’Agenzia in una nota.
L’EMA consiglia quindi che : “All’inizio del trattamento della febbre o del dolore in corso di malattia da coronavirus i pazienti e gli operatori sanitari devono considerare tutte le opzioni di trattamento disponibili, incluso il paracetamolo e i FANS”.
In accordo alle linee guida nazionali di trattamento, i pazienti e gli operatori sanitari possono continuare a utilizzare FANS (come l’ibuprofene) come riportato nelle informazioni del prodotto approvate. Le raccomandazioni attuali prevedono che questi medicinali vengano utilizzati alla dose minima efficace per il periodo più breve possibile.
“Attualmente non ci sono ragioni per interrompere il trattamento con ibuprofene, in base a quanto riportato sopra. Ciò è particolarmente importante per i pazienti che assumono ibuprofene o altri FANS per malattie croniche” conclude L’EMA.
Infine l’ente europeo annuncia che presto inizierà uno studio epidemiologico mirato a comprendere se ibuprofene ketoprofene “al fine di fornire adeguate evidenze sugli effetti dei FANS sulla prognosi della malattia da COVID-19. L’Agenzia sta contattando le sue controparti ed è pronta a supportare attivamente tali studi, che potrebbero essere utili per formulare eventuali raccomandazioni terapeutiche future”.