Il Pain Control Center Hospice di Solofra continua a ricevere accorati attestati di stima e di ringraziamento da parte dei familiari dei pazienti che hanno trascorso un periodo di degenza presso la struttura per le cure palliative e la terapia del dolore dell’Asl Avellino, l’azienda sanitaria diretta dall’ingegner Sergio Florio. Si tratta di un’ulteriore testimonianza che riconosce il diritto a non soffrire e la dignità di ogni attimo di vita di una persona. Cure appropriate, ma anche attenzione e rispetto per il paziente: è ciò che si realizza presso il Pain Control Center Hospice di Solofra, così come testimoniano le parole della signora Carmela Balzamo, di Angri in provincia di Salerno, la quale ha voluto inviare all’Associazione House Hospital onlus una lettera di ringraziamento, rivolta all’equipe medica dell’Asl Avellino, agli operatori della Cooperativa Nursing Service e ai volontari, per le amorevoli cure ricevute dal fratello Peppino durante la sua permanenza presso l’Hospice. Questo il testo della toccante missiva: “Oggi, a poco più di un mese dalla morte di mio fratello Peppino, sperando di fare cosa gradita, ho deciso di mettere per iscritto la mia esperienza vissuta all’Hospice di Solofra. Lo scorso 6 maggio, poco prima delle ore 13.00, siamo stati accolti nella famiglia dell’Hospice dalla dottoressa Fasano e dal caposala Basile. Alla celeste visione di un uomo in divisa gialla con i capelli tipo rasta raccolti in un codino alla samurai, ho subito pensato di trovarmi in uno di quei telefilm americani tipo E.R. Medici in Prima Linea, pieni di affascinanti medici e paramedici che, con il loro intervento, risolvono tutti i problemi di salute. Ma la voce della dottoressa Fasano, che con molta franchezza e semplicità, mi ribadiva a cosa servono strutture come questa, mi ha risvegliata dall’illusione di una possibile guarigione. Ci sono 12 camere all’Hospice, disposte su due piani e portano ciascuna il nome di un fiore. La nostra si chiamava Giacinto. Solo più tardi ho appreso la storia che ha dato origine a questo fiore, una storia della mitologia greca, di amore e morte, di un destino contro il quale nulla è possibile. Subito dopo aver preso possesso della stanza, la cortesia del personale dell’Hospice si è manifestata sotto forma di un appetitoso piatto di pasta col tonno, offertomi da Loredana e Assunta, le operatrici di turno quella mattina. Conobbi, quindi, anche Gianpaolo, il samurai. Abbiamo trascorso poco più di un mese a Solofra e, durante la nostra permanenza, ho avuto modo di conoscere tutti coloro che, con dedizione, lavorano in questa struttura. Dovrei citarli tutti quanti, perché tutti quanti, indistintamente, sono stati disponibili, pazienti, attenti e premurosi con mio fratello, come con tutti gli ospiti, ma mi limito a quelli che ho sentito particolarmente vicini, così come li vedo io: Gianpaolo, deciso, sollecito, pronto, forte e nello stesso tempo morbido, dolce e buono come la nutella; Loredana, premurosa, affettuosa, coinvolgente, che ti offre amicizia e non ti lascia sola; Assunta, napoletana verace, spontanea, che ride e fa ridere nonostante la sua pena; Giacomo, la simpatia fatta persona, giocherellone, sincero, generoso e paterno; Luigi, così giovane e così serio e maturo; Patrizia e Patrizia, due cuori e un abbraccio grande quanto il mondo. E ancora Gaetano, Angela, Giovanni, Nunzio, Francesca, Diletta, Rosa, Angela, Alfonsina, Fabiana, Antonia, le dottoresse Fasano, Rizzo, Altieri e De Vinco e per ultimo, ma non ultimi, Michela, Angela e Mario, il personale addetto alle pulizie che ogni mattina oltre a darci il buongiorno si informavano, cortesemente, delle nostre condizioni. Mi vengono in mente tutti i loro volti, sono tutti impressi nella mente e nel cuore e sfilano uno a uno davanti ai miei occhi, come un esercito a difesa di questi nostri parenti che, lo sappiamo, prima o poi si arrenderanno. Mio fratello si è arreso alle 17.08 del 12 giugno 2013, con onore e serenamente anche grazie a tutti loro. Affettuosamente. Carmela Balzamo”.