In occasione del terzo anniversario della morte del pittore Eduardo Amato (Napoli, 07.12.1938 – Forte dei Marmi, 10.11.2017), curato dallo scrittore Angelo Amato de Serpis, è appena uscito un nuovo lavoro dal titolo Eduardo Amato. Il pittore dell’anima, della natura e delle genti, dedicato proprio all’artista napoletano di nascita, ma palmese e nolano di adozione.
La monografia, curata dal figlio Angelo, autore tra gli altri del romanzo Arpad ed Egri, è un excursus sul percorso artistico di questo pittore, allievo di artisti quali Vincenzo Canino, Carlo Verdecchia e, principalmente, Roberto Carignani, attraverso oltre cento immagini di sue opere, biografia, vicende storiche, critiche, riflessioni, pensieri ed emozioni annotate e raccolte, dopo oltre sessanta anni di attività.
Eduardo Amato. Il pittore dell’anima, della natura e delle genti, vuol essere anche un omaggio e un ringraziamento indiretto ai tanti amici, appassionati, critici, artisti, che hanno supportato l’attività di Amato nel corso degli anni, attraverso giudizi critici, note di apprezzamento o semplice volontà di esternare le emozioni suscitate dalle sue opere, lasciandone testimonianza scritta.
«L’idea di curare questa monografia – ha ribadito Angelo Amato de Serpis – è stata sollecitata dalla curiosità e dall’interesse suscitate dalle opere di mio padre, anche dopo la sua scomparsa. L’iniziativa successiva, quale omaggio alla sua memoria e alla sua arte, di raccogliere quante più immagini delle sue numerosissime opere sparse nel mondo, attraverso i social e una pagina dedicata a lui e ai suoi dipinti nel mio profilo di facebook, alla quale hanno aderito entusiasticamente moltissimi amici e collezionisti, hanno portato poi, come sbocco naturale, alla realizzazione di questo lavoro, anche per sopperire alla difficoltà oggettiva di poter realizzare una esposizione retrospettiva della sua copiosa produzione artistica, richiestami da più parti. Pur essendo un tipo di pubblicazione molto lontana dai miei precedenti e futuri lavori e, proprio perché a curarla sono stato io che sono uno dei suoi figli, ho cercato di raccogliere quante più testimonianze, delle più diverse provenienze e caratteristiche, che ho potuto, con molta fatica, recuperare. Registrare voci eterogenee mi ha dato la possibilità di omaggiare e ringraziare i tanti che hanno voluto testimoniare negli anni il loro apprezzamento e la loro vicinanza a mio padre (e mi scuso per i tanti altri che mi sono sfuggiti), oltre a sollevarmi un po’ dalla responsabilità e dal rischio di poter commettere errori, per così dire, di “affezione”. Penso, infine, possa essere anche un piccolo omaggio a quelle città che mio padre ha tanto amato e “raccontato” in molti suoi lavori, come Napoli, Nola, Palma Campania e la Versilia, dove ha vissuto negli ultimi anni.»