In “altri tempi” il Venerdì Santo a Forino era per tutti il giorno dei riti sacri della Passione di Nostro Signore. Proprio la Settimana Santa per i forinesi seguiva un rituale assai antico, assai remoto che iniziava il Giovedì Santo con le celebrazioni cristiane a cui faceva contorno l’approntamento in ogni famiglia delle ricette tradizionali incarnate nelle “Pizze Piene, di Riso, di Grano” dell’infornata di pane e di altro ancora che diventava così, soprattutto in questi tempi moderni, unione, comune e ritrovo per tutti. Il Venerdì Santo, il giorno più toccante con la Via Crucis e la Secolare processione della Madonna Addolorata e Cristo Morto, tutto nell’attesa conclusiva della veglia Pasquale ed infine il Lunedì in Albis con il Pellegrinaggio a Martignano della Madonna di Costantinopoli e San Vincenzo rito questo perpetuato da molti secoli. Ed ora cosa ci rimane di questa settimana Santa? Cosa ci rimane del Venerdì Santo e dei riti Pasquali in questo tempo di Coronavirus? In verità molto, anzi tantissimo. Ci rimangono le azioni di prodigalità messe in campo dalla Chiesa locale con pacchi zeppi di viveri ai più bisognosi, alle mascherine portate porta a porta dal buon Padre Marco Masi, ad azioni messe in campo da privati come il panificio Carraturo alla famiglia Rubinaccio nella persona del Consigliere comunale Umberto, all’Azienda Costumi e Costumi, all’Associazione Progetto Lulù, il Comitato Festeggiamenti Sant’Anna, all’Azienda De Maio, alla Bip srl, al Comune di Forino ed a tutti quelli che a vario titolo hanno collaborato e donato qualcosa di se in questa Settimana Santa. Ogni gesto come una stazione della Via Dolorosa, ognuno come il “Cireneo” pronto a sollevare anche minimamente dal “peso” di questa “croce moderna” chiamata COVID19 l’amata Forino. Questo Venerdì Santo, questa Pasqua vale veramente doppio per tanti, anzi per tutti Noi. Daniele Biondi