di Antonio Fusco
Nel corso di viaggi e brevi soggiorni nelle città d’arte italiane mi è capitato spesso di trovare, con mio sommo piacere, strade e piazze intitolate al Filosofo Nolano, oppure busti e lapidi che ne ricordavano il libero pensiero, le vicende processuali, la morte sul rogo. Nei limiti delle nostre conoscenze, sembra che la Regione Marche sia quella in cui più numerose si riscontrino lastre commemorative di Giordano Bruno, forse dovute ad una reazione nei confronti del plurisecolare dominio pontificio della Regione.
Si pensa che esse nelle Marche siano state più numerose e che in altre città della Regione, probabilmente, siano andate disperse perché rimosse dopo i Patti Lateranensi. Qualche tempo fa ebbi modo di vederne una in Piazza Ugo Bassi ad Ancona, e una seconda a Jesi, in Piazza Federico II, città natale dell’Imperatore “Stupor mundi ”. Quella di Ancona, che oltre alla dedica include una protome bronzea del Filosofo, fu affissa nel 1947, per reintegrare quella rimossa dalle autorità del Fascismo nel 1929, in seguito ai Patti Lateranensi. Vi si legge:
ROMA A GIORDANO BRUNO CAMPO DEI FIORI PRECURSORE E MARTIRE 11 FEBBRAIO 1600 DEL LIBERO PENSIERO. LA TIRANNIDE FASCISTA ESPRESSIONE DI OSCURANTISMO DISTRUSSE NEL 1929. GLI AMANTI DELLA LIBERTA’ VOLLERO RIETERNARE NEL MARMO NEL 1947
L’altra di Jesi è datata al 9 giugno del 1889 ed è posta sul prospetto della Biblioteca Civica, un tempo sede del Tribunale dell’Inquisizione. L’iscrizione recita:
IN QUESTO LUOGO Già SEDE DELLA SANTA INQUISIZIONE OGGI STANZA DI CIVILI STUDI A GIORDANO BRUNO VITTIMA DELLA TIRANNIDE SACERDOTALE MARTIRE DEL LIBERO PENSIERO I CITTADINI DI JESI ANNUENTE IL MUNICIPIO POSERO JESI 9 GIUGNO 1889
Nel mese di ottobre del 2009, in un fine settimana trascorso a Macerata e in alcune località della sua provincia, principalmente per accedere alla Mostra Le stanze del Cardinale – Caravaggio, Reni, Guercino, Preti, allestita dal 23 maggio al 12 novembre da Vittorio Sgarbi nel Palazzo Comunale di Caldarola, ho rinvenuto altre tre dediche commemorative a Macerata, Tolentino e Caldarola. I testi sono caratterizzati dallo stesso tenore, che inneggia alla libertà di pensiero, esalta il martirio e condanna l’oscurantismo.
Nel capoluogo di Provincia, voluta da “studenti e cittadinanza”, fu apposta nel 1888 su un pilastro laterizio del portico del Palazzo di Città, nella centrale Piazza della Libertà. Vi è incisa la seguente scritta:
LA CIECA IMMOBILITA’ DEL PAPATO CONTRO CU RAGIONANDO INSORGESTI O FRATE GIORDANO BRUNO TE ANCORA PAVENTA DOPO TRE SECOLI CHE TI BRUCIO’ SUL ROGO MA ITALIA DA TE ANTICO RISCOSSA ALLA NOVA LIBERTA’ DEL PENSIERO CENTUPLICA PER LE SUE TERRE IL DEGNO MONUMENTO CHE INDARNO CONTESERO TI STARA’ IN CAMPO DI FIORI STUDENTI EITTADINANZA POSERO IL I LUGLIO MDCCCLXXXVIII MDC MDCCCCIX
Anche a Tolentino la lapidea commemorazione è murata su un pilone di rossi mattoni della sede del Comune, con il testo che segue:
A GIORDANO BRUNO CHE SFIDANDO LA TEOCRATICA TIRANNIA CONSACRO’ SUL ROGO LA LIBERTA’ DI PENSIERO DELLA MODERNA CIVILTA’ E DEL NAZIONALE DIRITTO I PATRIOTTI TOLENTINATI FIDENTI SEMPRE NEGLI ALTI DESTINI DELL’ITALIA RISORTA OTTOBRE MDCCCXCIII
Più ragguardevole per complessità stilistica è il monumento eneomarmoreo della bella cittadina di Caldarola, sistemato nell’atrio del cinquecentesco Palazzo Pallotta, in cui ci recammo per vedere la citata Mostra “Le Stanze del cagrdinale”. Grazie alla cortesia degli addetti all’accoglienza dei visitatori, che mi procurarono in breve tempo un articolo di Eno Santecchia, titolato Anatema contro Gigordano Bruno dopo tre secoli, sono in grado di fornire notizie più circostanziate, omettendo, tuttavia, nominativi e dettagli di cronistoria locale. Il monumento, realizzazione dello scultore accademico Ettore Strolin, di Fano, è composto da un pannello di candido marmo con l’iscrizione dedicatoria, sormontata dall’effigie bronzea del Filosofo. Sotto il testo si inserisce la figura di un minaccioso drago, tropologia dello spirito reazionario. La legenda ricorda:
GLI TAGLIARONO LA LINGUA CHE DISSE PENSO INVECE DI CREDO LO BRUCIARONO VIVO DISPERSERO AI VENTI LE CEBERI ANCORA CALDE A LE CENERI ERANO SEME CHE DOVEVA FRUTTARE NEI SECOLI L’ESAME ABBATTE’ IL SILLABO PORTA PIA VENDICO’ CAMPO DI FIORI E GIORDANO BRUNO RIVIVE IMMORTALE NELLA SCIENZA E NELLA CIVILTA’
Ne furono promotori 64 cittadini tra i quali figuravano alcuni caldarolesi residenti negli Stati Uniti. Costoro il 12 giugno 1909, formarono un Comitato “per un ricordo a Giordano Bruno”, di cui fu presidente onorario il dott. Legopoldo Sabbatini, segretario generale della Camera di Commercio. L’inaugurazione avvenne il 3 settembre 1911, e, per l’occasione, fu organizzato un corteo, con banda musicale in testa, e una notevole partecipazione di liberi pensatori e di associazioni socioculturali.
Non mancarono allora le abituali polemiche tra clericali e anticlericali. Qualcuno del Comitato lamentò un certo disinteresse del Consiglio Comunale e nella successiva domenica del 10 settembre il preposto della collegiata di San Martino “pronunciò un lunghissimo, articolato e infiammato discorso-predica ai fedeli ivi convenuti per la Messa” in cui si criticavano “i promotori dell’iniziativa, nonché coloro che avevano partecipato all’inaugurazione della lapide …” (E. Santecchia).
In origine il monumento era fissato su un pilastro del porticato di Palazzo Pallotta, ora residenza del Municipio, in Piazza Vittorio Emanuele II, una volta Piazza Maggiore. Durante il Ventennio fascista fu tolto dal sito originario e murato, in posizione più defilata, dove attualmente si trova. (Testo e foto già pubblicati nel 2010).