Tenere vivo il ricordo, utile per la collettività umana, settantasette anni da quel giorno colorato a tinte fosche… la storia moderna ci racconta la Shoah, le vittime dell’Olocausto nazi-fascista, evidente segnale socio – culturale per le nuove generazioni. Questa occasione dovrebbe aumentare la forza di comunicazione affinché la comunità si assume la responsabilità per poi esercitare un comportamento sociale contro la divisione, la stessa che ha guidato i momenti atroci, gli stessi ormai incancellabili. La libertà, la fratellanza e la pace, restano i valori universali, elementi essenziali; l’unione del bene comune come “chiave di volta” in una società sofferente.
I morti furono circa 17 milioni, nel tempo che passava dal 1933 al 1945, senza distinzioni di sesso, età e soprattutto senza alcun riguardo per i bambini e anziani. Circa 6 milioni di ebrei vittime dall’organizzazione della Germania nazista mediante un complesso apparato militare-amministrativo. Abbiamo seguito documentari, assistito ai dibattiti, visitato musei e soprattutto ascoltato testimonianze: ogni immagine, qualsiasi audio e video, rappresentano un carico di dolore, come una ferita che fatica a rimarginarsi nel cuore di ogni essere umano.
Nel 2005 si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio poiché nello stesso giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Michele Vario