Guida sentimentale dei monti di Avella – Il piano di Lauro

Guida sentimentale dei monti di Avella   Il piano di Lauro

Guida sentimentale dei monti di Avella   Il piano di Laurodi Valentina Guerriero

Ore 7 di mattina. Resta un’immagine fissa in un dormiveglia confuso quella d’imbarcarsi per un’isola. Non lo facciamo. Al risveglio l’isola è scomparsa, sono scomparse le ore dell’alba e c’è una compiacente mattina ancora abbastanza ampia per fare quasi tutto quel che si vuole. Così dall’archivio delle “cose in sospeso” ripeschiamo il Piano di Lauro, o anche Piano di Laura, come è scritto nell’antica cartografia originale. E’ quel fazzoletto verde disteso dai monti che vedevamo dal Belvedere.
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Foto del 1901 scattata all’estremità del Piano del Rapillo verso Valle Stretta.

Si riconoscono da sinistra : con il fucile il guardiaboschi Salvatore Napolitano, padre del giudice Gennaro Napolitano di Avella da poco scomparso; con la sigaretta l’ing. D’Avanzo Edoardo, figlio del chirurgo Martino e nipote del cardinale D’Avanzo; Amerigo Pescione sindaco di Avella e tra le donne la signora Gragnano accanto Edoardo e la signorina Pescione. La strada che avevano percorso parte da Fontanelle, arriva a Pianura e prosegue per la Sguessa del Salomone fino al piano del Rapillo. Questa strada era molto usata dai pastori per portare pecore e capre al piano di Laura da Avella e per il contrabbando tra lo Stato Pontificio di Benevento e il regno di Napoli.

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Manco dal piano di Lauro da vent’anni. Non ricordavo quasi nulla di questo tortuoso percorso incespicato nel bosco. Ero distratta dalle mie amiche anche loro bambine, e una aveva proprio il nome di Laura. Il piano di Laura. Il progetto di Laura. Laura aveva solo 3 anni ma era molto adatta a camminare, non mostrava alcun segno di fatica. Aveva i capelli lunghi e sottili con piccoli boccoli che non erano mai stati tagliati nei suoi tre anni di vita. Era magrissima e dai bei lineamenti. Sua sorella Anna, che era mia coetanea, voleva raggiungere l’oasi del WWF. “Quando c’è il WWF? Troveremo il Panda?” continuava a chiedere. “Sì, c’è il WWF, camminiamo” ci rispondevano gli adulti e così continuavamo a camminare. Onestamente, non avevo mai creduto che là sopra ci fosse l’oasi del WWF che Anna cercava: su quelle montagne non c’era nessuno.

L’oasi del WWF sul Partenio c’era davvero, ma era molto diversa da come la immaginavamo, per noi bambine un oasi del WWF avrebbe dovuto avere un biglietto di ingresso e gli animali (possibilmente, un panda) in bella vista, e a parte qualche cartello all’inizio del percorso, in località Acqua delle Vene, nell’oasi Montagna di Sopra di Pannarano non c’era niente di tutto questo.

Mentre Anna chiedeva, Laura invece camminava, camminava imperterrita, senza dire niente. Il percorso sembrava lungo, ma la realtà è che eravamo distratti dai discorsi, dalla compagnia. Quando arrivammo c’era una grande piana solo per noi. L’erba era gialla e il cotone delle nostre tute anni ’90 aveva colori pastello che sembravano essere stati sbiaditi da un sole che nei miei ricordi era già andato via. Era sbiadita l’erba, le nostre felpe e oggi anche le fotografie. E all’imbrunire ogni cosa sembrava dolce in una giornata d’estate che non era calda ma fresca come un bicchiere di té alla pesca. Che sto dicendo? Non lo so, in fondo sono passati tanti anni e so solo che prima o poi alla piana di Lauro dovevo tornare, perché la verità è che non ricordavo molto di più del piacere di quella compagnia di tanti anni fa, che a volte, ciclicamente nel tempo, si ripeteva nei pressi di Montevergine e dell’Acqua delle Vene.

Esistono più modi per raggiungere il piano di Lauro/a, noi partiamo da Quattro Vie e percorriamo il sentiero dello Scalandrone, la stessa strada di allora. Il bosco di faggi è così fitto da non far quasi giungere la luce del sole, forse per questo nei miei ricordi la giornata era ombrosa. Si tratta di un percorso complessivamente in piano, ma fatto di saliscendi continui. Si passa, tra i vari punti, per la Porca del Pero, una delle Porche di Avella (parti della montagna così chiamate perché ricordano il dorso di un maiale). Tra un tratto e l’altro di salita e discesa appaiono spesso rocce imperiose, dai nomi incantevoli come Roccia delle Streghe, Ciesco del Brigante. Alcune hanno aperture che potrebbero ospitare, se sul Partenio ci fossero, un animale feroce. Ad esempio, un puma. Ma non c’è nessun puma qui, e un po’ me ne dispiaccio: in fondo essere sbranati da un puma sarebbe stata una morte meritevole, e qualche milione di anni fa dopotutto poteva anche capitare.  Guida sentimentale dei monti di Avella   Il piano di Lauro

(Qui ci vorrebbe un Puma pardoides – Pantera di Owen, vissuto anche in Europa fino a un milione di anni fa, peccato)

Tra i faggi compaiono prima episodicamente, e poi numerose, le piante di tasso.
“Lo vogliamo assaggiare?” come prova di coraggio, masticarne un rametto. Meglio della roulette russa. Siamo nel bosco Acerone. Il cielo coperto, le rocce anguste, ci fanno giocare con la morte. D’altronde all’inizio in paese un abitante del luogo ci aveva raccontato, scherzando, ma non poi così tanto, di aver già pronto per sé il cassettino, in quel bel cimitero che affacciava sulla valle.
Incontriamo prima la fontana dell‘Acqua Fredda, la sorgente più alta del Partenio, a 1300 metriL’acqua è fredda, buonissima, meglio di uno spritz. Qui mangiamo dell’ottima ricotta di pecora di Summonte. A pochi passi dalla fontana c’è già la piana di Laura, 1258 m. Qualche goccia d’acqua ogni tanto cade ma non desta in noi preoccupazione. Il piano è vicinissimo e non importa se torneremo a casa zuppi, cosa che comunque siamo sicuri non accadrà. Mi ricordo ancora una volta, di nuovo, la pioggia sui Vosgi valicando verso l’Alsazia: ogni volta che il cielo è annebbiato e l’erba è accesa di un verde luminoso e i boschi rigogliosissimi la mia mente ritorna ai Vosgi. Una croce all’ingresso della piana, un bosco di faggi alternati verdi e rossi contorna una distesa piatta di verde e venata da un biancore gelido. Sembrano rocce quel suo duro pavimento di margherite, margherite che non sfioriscono al freddo né sciupano i loro petali con la pioggia. Semichiusi teneramente come corone metà bianche e metà rosa sulle loro buffe testoline gialle, alcuni petali s’intimidiscono se osservati. Poi ci sono ciuffi di viole e di primule. Loro sono vistose, sono regine. Alcune sono gialle, forti diritte e compatte. Una quindicina di mucche si adagiano su questi prati nei pressi di un rifugio rosato e il cielo grigio sparge il suo gregge di cirri nella pianura irradiandoli da ogni parte nei campi. Andate a brucare anche voi, andate. E a breve il sole irrompe nella vicina piana del Rapillo, che raggiungiamo attraversando quella di Lauro.

E’ qui che è stata scattata quell’antica foto del 1900. E’ una conca adornata di sassi disposti come cascate che si versano nel verde. Un gigante li ha rovesciati qua dentro, stanco di portarseli dietro. E’ una piana che un tempo si riempiva d’acqua, alcuni alberi a mezza altezza fanno da segnaposto a volerla risalire. 

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Piana del Rapillo vista da dentro: chi ha dimenticato questo sasso?
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La cascata di sassi all’ingresso della piana del Rapillo

 

Scendendo al centro, che succede? Non si sa. E’ come tuffarsi in un lago, ma senz’acqua, e verde. Magari, lì al centro, non scorre il tempo, e si ritorna alla preistoria. Al tempo del puma. Tra il Rapillo e il Lauro cespugli di ginestre e di viole si alternano in composizioni da regalo. Spaghetti verdi diritti e puntini viola. Al rifugio incontriamo una coppia, un ragazzo e una ragazza, che sono saliti da Avella in sella ai loro bellissimi cavalli, uno biondo e uno nero, per stare tutto il giorno insieme. Ci offrono del vino e del formaggio fatto da loro. Sono gli ultimi veri romantici, come direbbero in qualche canzone dei cani. Al ritorno su un punto panoramico osserviamo la trave di fuoco, poi scendiamo a Pannarano passando prima per il Mafariello, un oasi per picnicchisti con una vecchia fontana che viene assaltata da casertani nei giorni di festa. Scendendo a Pannarano queste montagne, come diceva Fulco Pratesi, ricordano quelle del Guilin, nella Cina. Sono rocciose, in alcuni punti pelose d’alberi. In questa zona fu voluta fortemente l’oasi del WWF anche per questo: ecco che così, con l’appoggio del fondatore del WWF Fulco Pratesi, fu voluta l’oasi Montagna di Sopra, che in qualche modo ha cercato di preservare le cime del Partenio negli anni.

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Monti di Guilin – Cina

Se vi prendete, ad esempio, la briga di percorrere la strada che da Pietrastornina conduce a Pannarano vi troverete al cospetto, sulla vostra sinistra, di un panorama che ricorda, non troppo da lontano, i magici monti di Guilin nella Cina meridionale: coni di calcare ammantati dal velluto verde scuro dei boschi (castagneti, in questo caso), che ne modellano le asperità e ne addolciscono i pendii, tramutandoli in scuri e verdeggianti cuspidi ritagliate contro il cielo, che già risente del chiarore tirrenico. (Fulco Pratesi, introduzione a Partenio Natura)

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Monti del Partenio scendendo a Pannarano

Infine scendiamo a Pannarano, sabato sera a Pannarano. E’ un paese in cui quasi tutti hanno menomazioni fisiche, ci dicono degli avversori del paese all’ingresso. Mi sembra una maldicenza. Chiediamo informazione a un disabile, poi a un secondo disabile, e a un terzo disabile, e mi convinco che sia vero. Ragazzini nei bar, nella pizzeria, con i motorini, su e giù per i vicoli, facendo salti inconsulti. Quanto movimento a Pannarano. Un cane ci segue. Segue tutti, si chiama Ombra. Il suo pelo è bianco e morbido. A Pannarano, nella piazza, c’è anche il traffico. E un bellissimo albero secolare. Ritorniamo a casa passando per Pietrastornina mentre il cielo s’infiamma su una valle verde in cui sono incastonati piccoli paesi. La pietra di Pietrastornina si erge come un castello che non può appartenere ai suoi abitanti, residuo di un’altra epoca e di altre credenze. Un’ombra minacciosa su cosa crediamo di essere e non siamo. Discendendo verso casa i paesi si fanno sempre più morbidi affiorando nel crepuscolo e le case più numerose. Fino alla civiltà: il Cineplex. Poi compriamo il Nasi Goreng da LIDL ed è subito festa, mentre un altro di noi se ne torna a casa con tre pizze congelate per assecondare un suo familiare e il suo desiderio di morire. E’ sabato sera. Ho fatto un tuffo in vent’anni fa e nella preistoria. Ho conosciuto un puma. L’ho invitato a cena. Una cena LIDL. Sogno e realtà s’intrecciano. E’ festa. Festa. Festa sempre.

La “Pietra” di Pietrastornina Guida sentimentale dei monti di Avella   Il piano di Lauro

 

La nostra foto negli anni ’90: prof. Gabriele Guerriero (allo scatto) e prof. Salvatore Bellone, le rispettive mogli Marina Saetta e Michela Festa; i bambini tra cui io, Angelo, Anna Maria e Maria Laura.

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Libri consigliati: Partenio Natura – Flora e Fauna Appenninica – Pino Eremita – Comunità Montana Partenio – WWF Delegazione Campania

Approfondimenti sulle montagne di Guilin: http://www.meteoweb.eu/2013/07/alla-scoperta-di-guilin-cina-dove-le-montagne-ed-i-fiumi-sono-i-migliori-sotto-il-cielo/217888/

 

 

 

 

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