Vivi ma soli. Sono cinque i bambini sopravvissuti al pullman della morte. Francesca, Marco, Arianna, Cristoforo, Maria. C’è Arianna che ha nove anni. E che deve la vita alla nonna, Luisa Rocco, morta per salvarla. Il volto tumefatto, il corpo ferito, resta lucidissima, dal letto del sesto piano del reparto di chirurgia d’urgenza dell’ospedale Santobono di Napoli. “Stavo dormendo sulla spalla di mia nonna quando ho sentito un botto e le farfalle nello stomaco, come quando si va alle giostre”. Arianna non fa che chiedere della nonna. Non sa che è morta. “Come potevo dirglielo?”, si dispera la madre Rosalba, che è in ospedale con il piccolo Mirie, cinque mesi, in braccio, “ho perso mia madre, non so come andare avanti, ma chiudo gli occhi e penso: Arianna è viva”. La nonna Luisa, 73 anni, “andava spesso in gita con lo stesso gruppo e Arianna mi pregava sempre di lasciarla andare con lei. Ma questa era la prima volta che avevo detto di sì”. La bimba ha il viso coperto dalle garze che nascondono decine di punti di sutura. “Le cicatrici non riusciranno a offuscare la sua bellezza”, dice il padre Franco, accarezzandole i lunghi capelli castani, “e pensare che ieri quando siamo arrivati sul posto un infermiere mi ha detto che erano morti tutti. Per la paura sono svenuto”. Di coraggio però, Arianna ne ha da vendere. Dopo lo shock, ha insistito perché fosse chiamata la mamma. Voleva rassicurarla. “Quando siamo precipitate”, ricorda Arianna con un filo di voce, “ho visto mia nonna cadere con la faccia in giù. Lei mi urlava di scappare e io appena ho incontrato una persona ho chiesto di telefonare a mamma per dirle che stavo bene”. L’ultimo pensiero dell’anziana donna è stato per la nipote. Ai medici ha subito raccomandato: “Pensate a lei, non preoccupatevi di me”, ricorda tra le lacrime la figlia Rosalba. Degli altri quattro bambini, i più gravi sono i due piccoli ricoverati in rianimazione al Santobono. Francesca, 3 anni, frattura cranica, emorragia cerebrale. È stata operata due volte, la prima in nottata al cervello per la rimozione di un grosso ematoma, la seconda nel pomeriggio di ieri, a tibia e perone. Lotta tra la vita e morte, quattro infermieri si alternano attorno a lei. Il fratello Marco, 10 anni, ha subito una frattura del perone: lui è in neurochirurgia. I loro genitori, travolti in auto dal pullman, sono ricoverati in altri ospedali. Cristoforo, tre anni anche lui, trauma polmonare e frattura allo sterno: è intubato in rianimazione. Per loro, fuori, solo nonni, zii, parenti: non ha mamma e papà (rimasti gravemente feriti) al capezzale. Anche Maria, quattro anni, era in gita con i nonni, pure loro vittime del tragico volo. Per lei, il referto parla di “politraumatizzata”. Sono accorsi papà e mamma, le stringono la mano, la accarezzano. Carlo Maraniello, il direttore sanitario del Santobono, ricostruisce le ultime 24 ore. Si rammarica di non aver potuto accogliere altri bambini, nonostante tutto fosse stato predisposto: “La preoccupazione aumentava, man mano che passavano le ore. Era il segnale che per molti non c’era nulla da fare. Ed è stato il momento in cui siamo stati presi dallo sconforto e soprattutto dalla rabbia, sapendo che c’erano tante altre vite da soccorrere”. Subito dopo l’incidente, tutti i bambini erano stati accolti nell’ospedale di Nola, trasformato in un presidio polispecialistico per molte ore della notte. I medici, anche quelli non in servizio, sono rientrati per dare una mano, con i ginecologi a suturare le ferite e gli anestesisti che medicavano le ferite. Non è mancata la solidarietà delle istituzioni, con il presidente della Provincia di Napoli Antonio Pentangelo e il presidente della Regione Stefano Caldoro. “Ho chiesto alla piccola Arianna cosa volesse in regalo”, racconta Pentangelo, “e lei mi ha risposto: domani ti faccio sapere”.