Dal Vangelo secondo Luca ( 17,11-19 )
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Chesterton, un celeberrimo scrittore inglese del secolo scorso, affermava: ‘’ Non mancano meraviglie nel mondo: manca la meraviglia ‘’, cioè la capacità di cadere in ginocchio e dire: ‘’Grazie!’’. Gesù nel Vangelo di domenica scorsa chiese di essere veri nella fede. In questa XXVIII domenica del tempo ordinario implora l’esercizio dell’umiltà, perché solo chi è umile è capace di ringraziare. Il Vangelo narra un episodio di straordinaria finezza. Gesù si avvicina a un villaggio dove lo attende un gruppo di lebbrosi, che però si tiene a distanza, perché così ordinava la legge per evitare contagi. I lebbrosi probabilmente erano giudei tranne uno che era un samaritano. Se fossero stati sani sicuramente non sarebbero stati insieme in quanto i giudei e i samaritani erano sempre in conflitto tra di loro. I lebbrosi sono ora davanti a Gesù. Hanno sentito parlare di lui, hanno sentito il racconto di qualche suo miracolo: è nata in loro una speranza. Restando lontani gli gridarono: ‘’ Gesù maestro, abbi pietà di noi! ‘’. E’ una preghiera bellissima: non c’è presunzione, non c’è arroganza: c’è solo l’umile abbandono di chi non ha più speranze proprie e quindi si affida docilmente al Signore e attende. Gesù risponde come sempre e chiede ai lebbrosi di presentarsi ai sacerdoti. Essi superano la prova ma non si aprono alla fede umile e riconoscente. Solo uno di loro torna indietro, si getta ai piedi di Gesù e lo ringrazia. Quest’ultimo era un samaritano e Gesù lo sottolinea perché i samaritani erano considerati ‘’lontani da Dio’’, quindi persone indegne e spregevoli. Solo quel lebbroso si è lasciato trasformare dall’incontro con Dio il quale, in maniera gratuita, gli ha fatto dono della salute fisica ma anche di quella spirituale dimostrata nel grande e bellissimo gesto dell’umile riconoscenza. La vera salute non è quella del corpo; la vera salute si chiama salvezza, cioè accoglienza di Dio e del suo amore. L’invito, dunque, a diventare più umili e, invece di dare lezioni al prossimo, cerchiamo di correggere i nostri difetti. Auguro a tutti una serena e santa domenica.