PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO B – Dal Vangelo secondo Marco 1,12-15
Mentre Matteo e Luca raccontano i quaranta giorni che Gesù trascorre nel deserto in modo drammatico, in cui il combattimento con satana è plasticamente reso evidente da un serrato confronto non solo verbale (cfr. Mt 4,1-11; Lc 4,1-13), il Vangelo di Marco, che è più antico, descrive in due soli versetti l’esperienza di Gesù nel deserto. Siamo talmente colpiti dalla colorata descrizione degli altri due sinottici che più difficilmente siamo attratti dallo scheletrico racconto di Marco che nella essenzialità, senza farci sapere con precisione quello che è accaduto, è capace di comunicarci ciò che è essenziale e con molta intensità. I due versetti sono strettamente legati ai versetti precedenti e andrebbero letti insieme: Gesù era appena uscito dall’acqua del battesimo, aveva ascoltato la voce del Padre che lo riconosceva come suo figlio amato. Quello stesso Spirito, subito, lo sospinse nel deserto. L’originale greco usa una parola più forte: Lo Spirito lo gettò fuori nel deserto. Il soggetto principale è lo Spirito, la sua azione viene espressa con lo stesso verbo usato per l’espulsione dei demoni (Mc 1,34.39.43). Quello che Gesù vive, così come Marco ce lo racconta, è un atto forte. Gesù è spinto dallo Spirito sul cammino faticoso dell’umanità, per rendersi sempre più solidale con l’uomo e le sue debolezze. Quaranta è nella Bibbia una cifra simbolica che raffigura momenti forti dell’esperienza di fede del popolo, ma anche di singoli. Non si deve identificare con un tempo cronologico reale, una somma dei giorni, piuttosto il tempo lungo della attesa, una parentesi per decidersi, per assumere responsabilità, è il tempo della maturazione. Dalla immersione nell’acqua del Giordano Gesù si lascia immergere nelle trame difficili della vita, si misura con la concretezza della esistenza, i suoi mali, le difficoltà: Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5,8-9).
I quaranta giorni di quaresima sono un tempo privilegiato in cui dare risposta al protagonismo dello Spirito. Sono un tempo per maturare, assumere responsabilità, decidersi; lo si può fare se ci mettiamo in ascolto della Parola che conferma la realtà dell’essere Figli, se ci lasciamo condurre nel deserto della storia mettendo al vaglio le nostre debolezze con la fatica del vivere quotidiano, l’incontrando l’umanità soprattutto quella in difficoltà, spostando il baricentro della esistenza verso il prossimo, scrollandoci di dosso atteggiamenti religiosi superflui e pratiche vuote, gettando via tutto ciò che indurisce la nostra vita. Il tempo si è fatto maturo per credere nel vangelo.
Don Giuseppe Parisi