“Quando si analizza il legame fra le donne ed il mondo delle professioni ci si trova sempre dinanzi ad una situazione paradossale. Che le donne siano risorse chiave per lo sviluppo delle professioni è assodato da tempo ma esiste tuttora qualche difficoltà”. E’ quanto afferma Natalia De Vito dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Avellino intervenuta nel corso del XII Convegno del Coordinamento Napoletano Donne nella Scienza. L’importante incontro si è svolto a Palazzo Gravina a Napoli. Al centro della discussione il tema dell’ambiente, con particolare riguardo all’antica madre, la Terra, l’inclusione sociale e imprenditoria femminile.
“Vale in tutti gli ambiti e vale anche per le professioni regolamentate. – prosegue De Vito – Ovviamente la differenza la fa sempre il professionista, al di là di ordini, associazioni e differenze di genere. Tuttavia è innegabile il ruolo delle donne nelle lotte in difesa del territorio, dell’ambiente, della salute, dei cambiamenti climatici e, laddove le donne sono coinvolte nei processi decisionali, anche l’attenzione istituzionale a determinate problematiche cresce. Il Convegno del Coordinamento Napoletano Donne nella Scienza dà visibilità a tante figure femminili che operano proficuamente e che prescinde da una pura ideologia dell’eguaglianza”, sottolinea De Vito.
“Che le donne vengano quasi sempre escluse da certi contesti ormai non fa più notizia – aggiunge – probabilmente si tratta di una vera e propria una barriera culturale. E anche la scuola, a mio avviso, fa poco per contrastare gli squilibri di genere). Il mio ruolo si basa soprattutto sulla condivisione delle esperienze. Un ruolo sicuramente affascinante ed anche un pò rivoluzionario, perché permette di ampliare le capacità comunicative in modo esponenziale. Ciò equivale a sostenere che lo strumento di una società, di un territorio e, perché no, di una città, non può che essere la più ampia partecipazione di tutti i soggetti sociali. Sono fermamente convinta che il tema della valorizzazione e dello sviluppo della persona nella società e quello dell’inclusione sono tra loro intrecciati e rappresentano la cartina di tornasole della prospettiva di crescita. Devo purtroppo ammettere che molti Comuni, nonostante le continue segnalazioni da parte degli ordini professionali, continuano a non riconoscere all’agronomo le sue competenze. In passato gli ordini professionali hanno vissuto anche situazioni di sostanziale immobilismo verso le donne a partire forse da un processo di destrutturazione liquida della società, dalla minore attenzione alla dimensione sociale e culturale delle professioni rispetto alla dimensione economica, dalle crescenti diseguaglianze che hanno poi modificato le regole di interazione sociale. Purtroppo la ricerca quantitativa di linee guida e normative in grado di spiegare la realtà spesso finiscono col cadere in un nuovo tecnicismo non più capace di produrre una riflessione critica”, spiega De Vito.
“L’anello di connessione potrebbe essere il ritrovato interesse per le questioni ambientali, soprattutto se si tratta di un interesse autentico e costruttivo. Ovviamente tutto ciò testimonia la necessità di progettare il rapporto tra società, economia e territorio. Ma è un rapporto che va riletto ogni qualvolta si determina un cambiamento. Il senso del luogo, la qualità della vita, l’identità culturale, la progettazione ambientale, a mio parere, sono diventati dei valori socialmente condivisi che però bisogna correlare alle competenze attraverso metodologie di alta qualità”, conclude De Vito.