di Antonio Vecchione
Stamattina, dall’altare della messa e notte, con un intervento intriso di commozione Stefania Acierno, “a rossa”, persona semplice, aperta, solare e generosa nel suo modo d’essere, ha saputo esprimere i sentimenti dell’essere baianese, della nostra identità, dello spirito col quale si vivono le “messe e notte, del coraggio nell’affrontare questo triste periodo di pandemia con il suo portato di lutti affidandoci alla “fiducia” nel Santo e alla sua Protezione. “Il clima di tristezza che viviamo per la pandemia influenza anche le messe e notte”, ha raccontato Stefania con evidente turbamento. “Si sente la mancanza dell’entusiasmo dei ragazzi che hanno sempre reso gioiosa l’atmosfera. Poi un raggio di luce mi ha illuminato. Ero in Chiesa in attesa della confessione, quando una ragazza mia omonima, mi ha guardato con due occhi dolcissimi e mi ha detto: Stefania a rossa, hai uno sguardo particolarmente spento. Però sei qui e questo è importante. Poi, in mattinata, ha fatto seguire un messaggio sul telefono che ha chiarito meglio il suo sentimento: Bello vederti alle messe e notte. Sei stata sempre il mio faro… una delle figure simbolo di questo cammino di fede”. Una gioia immensa mi è esplosa dentro. Ho compreso che ciascuno di noi costituisce esempio per gli altri. Esserci è importante perché rafforza e tiene in vita quel clima solidale, quello stringersi ai piedi dell’altare del Santo che ha sempre caratterizzato la nostra comunità. Fino a che nei nostri cuori di baianesi saranno radicati questi sentimenti, le nostre tradizioni, le nostre radici, i nostri valori, non finiranno”. Le messe e notte erano e sono, molto più del Maio, la rappresentazione più schietta della nostra storia. Ne eravamo convinti io e Orazio Bocciero e lo scrivemmo nella seconda metà degli anni novanta: “Queste erano “ ‘e Messe ‘e notte”, niente di eclatante, tutte interiorità che ti segnava l’animo, un vero e proprio sacrificio, cui non avresti per nulla rinunciato e che in nulla avresti voluto cambiare: era il Natale baianese, Santo Stefano, lo spirito dell’Evangelo, la consapevolezza delle persone umili di vivere con semplicità questi intensi momenti, il calore della solidarietà umana che ti gonfiavano il cuore”. Possiamo dire che questi intensi sentimenti di una comunità coesa siano ormai tramontati e consegnati alla memoria? Io direi di no, fino a che ci saranno persone come Stefania Acierno e tutti gli altri che, ogni mattina, li tengono in vita. Perché chi vive queste messe come un piacere dell’anima sa che insieme a lui, e a noi come in questo momento, sono sempre presenti idealmente tutti i nostri padri, nonni e progenitori che ci hanno preceduti, inginocchiati davanti all’altare di S. Stefano, a pregare con noi e per noi, per la nostra comunità, stretti in un abbraccio corale in una dimensione senza tempo. Grazie Stefania.