Nelle province di Napoli e di Caserta (la zona conosciuta come “terra dei fuochi”) i casi di cancro sono addirittura triplicati dal 2008 e nelle ultime settimane – per la prima volta, a quanto mi risulta – sono stati sequestrati quattro campi farciti di veleni e sostanze cancerogene. Erano tutti coltivati a verdure. Di fronte ad uno di questi sequestri il professor Antonio Giordano, napoletano, ordinario di Anatomia Patologica all’Università di Siena e direttore dello Sbarro Insititue for Cancer Resarch, ha dichiarato al quotidiano Il Mattino: “Posso dire con la certezza dell’osservazione dei dati statistici, delle mappe dell’inquinamento e dai tipi di sostanze ritrovate, che il 60% dei residenti svilupperà tumori od altre gravi patologie”. Dunque per capire costa sta succedendo basta unire i puntini. O meglio, basta voler unire i puntini. L’Istituto superiore di sanità dice che in Campania sono particolarmente diffuse le abitudini a rischio (fumo, sedentarietà, obesità) ed è impossibile dire se i danni alla salute sono provocati da questo o dall’inquinamento. Sembra di essere a Taranto, non vi pare? Certo, solo un registro tumori ben fatto potrebbe valutare rigorosamente, dal punto di vista statistico, quanto peso ha l’inquinamento nell’indubitabile aumento dei tumori in Campania. Ma ci vorranno anni prima di avere quei dati. Ci sono però gli studi, sebbene parziali, effettuati dall’istituto per tumori Pascale di Napoli (mortalità per tumore aumentata fino al 47%) e i dati grezzi ma ufficiali procurati dai medici attraverso le Asl: casi di cancro aumentati fino al 300%.
Mentre continuano a ripetersi i roghi tossici di rifiuti, nelle ultime settimane sono stati sequestrati quattro campi campi su cui sono avvenuti in passato sversamenti di rifiuti tossici e cancerogeni: si trovano tutti a Caivano e sono vasti appezzamenti su cui per anni sono cresciuti tranquillamente cavolfiori, broccoli, asparagi e pomodori, ortaggi vari: nell’ultimo caso alcuni agenti, scavando per disseppellire i rifiuti, si sono sentiti male e i loro guanti di plastica si sono letteralmente sciolti a contatto con le sostanze. Come afferma un graduato della Forestale in un video pubblicato sul sito de Il Mattino, sotto quel campo c’era l’anticamera dell’inferno, c’era di tutto: amianto, scorie industriali, morchie… Centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti pericolosi quasi a contatto con la falda d’acqua, coperti con mezzo metro di terra e coltivati a verdure. I quattro sequestri hanno avuto risalto solo sulle cronache locali. Si sa che la Campania è terra di smaltimento illegale di rifiuti. Nessuno ha mai mappato i terreni e l’acqua dei pozzi usati per l’irrigazione, nessuno ha mai stabilito dove i raccolti sono “puliti” e dove no. Un pomodoro farcito di sostanze inquinanti e cancerogene è a prima vista assolutamente indistinguibile da un pomodoro normale. Frutta e verdura cresciuta nelle campagne di Napoli e Caserta vengono venute in tutt’Italia. Ogni giorno i contadini si chinano sui loro campi come se giocassero alla roulette russa: magari toccano una terra che poco per volta li avvelena, magari no. Basta unire i puntini per capire cosa sta succedendo nella “terra dei fuochi”. Basta volerlo fare, lo si deve fare: perchè è inaccettabile lasciar morire la gente in questo modo.