Oramai sono anni che assistiamo a prezzi diversi tra una regione e un’altra, eppure le nocciole della Campania vengono pagate sempre ad un prezzo inferiore rispetto a quelle prodotte nelle altre regioni italiane. Prendiamo ad esempio la qualità delle nocciole “romane”, in Campania il prezzo della scorso mercato domenicale nolano, ha fissato quelle in prima fascia a 6,00 euro punto resa fino alla terza fascia fissate a 5,5 euro a punto resa. Sta a significare che se una resa di un chilo di nocciole si attesta a 470 grammi di prodotto sgusciato moltiplicato per 6,00 il prezzo finale è pari a 282 euro a quintale e così via. Ci spostiamo a Viterbo, nel Lazio, regione confinante, qui le nocciole “romane” vengono scambiate a 6,5 euro a punto resa (vedi foto) sta a significare che con la stessa resa di quelle campane in prima fascia, ovvero una resa di 470 grammi di prodotto sgusciato, di prima qualità, il prezzo è di 305 euro al quintale, 20 euro in più con lo stesso prodotto. Perchè questa differenza di prezzo voi vi chiederete? Ebbene è difficile dare una spiegazione, ci verrebbe da pensare che i soliti “intermediari” viste le irrisorie quantità che quest’anno possono accaparrarsi per la scarsità del prodotto devono in un modo o nell’altro avere un maggiore compenso per rientrare nelle spese (quali?). Una vera e propria “truffa” se si considera che la Turchia ha un prezzo di vendita superiore a quello campano, nonostante la nazione della mezzaluna sia ancora una nazione in via di sviluppo con costi di produzione 10 volte inferiore all’Italia. La Campania proprio quest’anno deve fare i conti con la peggiore raccolta, in termini quantitativi, degli ultimi decenni, con quantità raccolte che sono davvero irrisorie poco più di 6 – 7 quintali ad ettaro, a secondo delle zone, risultando la più penalizzata l’area basso Irpina. Il prezzo in Campania non può che non essere di gran lunga maggiore rispetto a quello fissato in questo inizio di commercializzazione (270 euro) perché c’è il rischio che per il prossimo anno molti agricoltori non potranno accollarsi le spese di produzione dopo un’annata di perdite e demoralizzazione. Vedremo come si muoverà il mercato nelle prossime settimane.