In anteprima vi diamo il dato appena battuto dalle agenzie di stampa: il Ministro dell’Agricoltura Turco Faruk Çelik ha ufficializzato che il raccolto 2016 sarà di 468 mila tonnellate.
Çelik, nella riunione tenutasi presso il ministero, ha ricordato che “erano stati dichiarati numeri sui raccolti da tre fonti differenti, ciascuna con i propri interessi, e anche i produttori si erano trovati di fronte a tre o quattro tipi di dati discordanti. Così, gli stessi produttori hanno chiesto che si facesse chiarezza. Abbiamo deciso quindi che avremmo fatto dichiarazioni ufficiali sullo stato dei raccolti solo noi del Ministero nella prima metà di luglio.
I nostri produttori saranno sottoposti a una quantità di domanda notevolissima.
Çelik ricorda che rispetto alla produzione dello scorso anno, con un raccolto di 646 mila tonnellate, quest’anno la situazione è stata più svantaggiosa. Il calo periodico della produttività e le condizioni climatiche hanno causato danni notevoli.
Per quanto riguarda il 2016 l’impressione in questo momento è che i prezzi saranno molto alti. Lo scorso anno i prezzi hanno visto alti e bassi ma quest’anno non ci aspettiamo un quadro simile. I nostri produttori saranno sottoposti a una quantità di domanda notevolissima. D’altro canto noi continueremo certamente a interessarci dei problemi che verranno via via presentandosi nel settore. Lavoreremo per sopprimere le ingiustizie combattendo insieme ai produttori contro le speculazioni nei mercati e perché all’interno di essi il commercio assuma una forma più stabile”.
Da domani ci aspettiamo le prime reazioni dal mercato turco. Intanto sui social è partito il tam tam delle previsioni sui prezzi; tutti concordano che i prezzi arriveranno presto a 12 euro al chilo in linea con quelli della stagione 2014.
In effetti il contesto è lo stesso se non addirittura peggiore: anche se il raccolto turco 2016 sarà di circa 100 mila tonnellate superiore a quello del 2014, il riporto della stagione in corso è molto inferiore rispetto a quello della stagione 2013 per cui i 2 effetti opposti alla fine si neutralizzano.
Sarà fondamentale a questo punto capire l’atteggiamento dei contadini della bassairpinia. Possiamo immaginare la strategia della Ferrero che cercherà di minimizzare questo dato e forse riuscirà anche quest’anno a comprare le nocciole spendendo circa 100 euro al quintale meno dei prezzi praticati in Turchia.
In queste ore abbiamo ricevuto mail da contadini turchi che ci chiedevano come si formano i prezzi in Italia: abbiamo avuto imbarazzo nel rispondere che il mercato Irpino è completamente in mano alla Ferrero e a qualche intermediario che lucra sulla pelle dei contadini.
A questo punto chiediamo che la politica intervenga in questo gioco in cui tutti combattono contro i contadini. Noi di bassairpinia.it abbiamo inviato questa mail al direttore di nocciolare.it circa 10 giorni fa.
Al momento non abbiamo ricevuto alcuna risposta per cui tirate le voi le conclusioni.
Abbiamo controllato il sito agra-net.it e vi sembra logico che nel momento in cui tutto il mondo della nocciola aspetta questo dato, non se ne dà notizia parlando invece del fatto che la Ferrero sta incrementando la produzione in Cile!!!
E’ normale che un giornale non parli della notizia dell’anno ma di una notizia che, se tutto andrà bene, avrà effetti tra 5 anni!?!?!?!
Siamo evidentemente in un settore che è alla sbando. I contadini abboccano alle fandonie raccontate dagli intermediari e vengono umiliati da costoro in tutte le salse.
A proposito: stiamo ancora aspettando che qualche sansaro mantenga fede all’annuncio fatto pubblicamente di denunciarci per le nostre dichiarazioni sulla stadera e sui metodi con i quali vengono pesate le nocciole: ma la Ferrero in tutto questo cosa fa? Dove sono i risultati dei controlli che effettua presso i suoi fornitori per sincerarsi che non ci siano pratiche scorrette? Mica vorrà costringerci a pubblicare foto in cui diamo evidenza di tutto il marcio degli intermediari facendo il lavoro di controllo che dovrebbe essere svolto dalla Ferrero stessa?
Nulla quindi vale se le nocciole in Turchia sono praticamente assenti se poi il contesto locale è quello sopra descritto. Oggi avremmo dovuto raccontare di un raccolto buono in Irpinia e di prezzi alle stelle per le sventure capitate al popolo Turco. Invece siamo qui a raccontare di un mercato che non segue le leggi della domanda e dell’offerta in quanto non rispetta le regole del mercato libero.
A questo punto c’è bisogno che la politica intervenga per porre fine a tutto questo marciume; chiediamo all’On.Vincenzo Alaia che, da ex assessore all’agricoltura della provincia di Avellino ha avuto modo di conoscere bene i problemi dei contadini, di organizzare un tavolo con l’assessore all’agricoltura della regione Campania affinché i contadini possano parlare di questi problemi.
C’è un forte bisogno di creare uno strumento che, alla stregua di tanti altri settori, regoli i prezzi sulla base della domanda e dell’offerta.
Ma vi sembra normale che il business delle nocciole che in Irpinia vale circa 200 milioni di euro sia nelle mani di una sola azienda e 4 intermediari da strapazzo che non distinguono la mano destra dalla sinistra?