“Caro direttore, mentre le scrivo sto ascoltando una canzone che canta di libertà, una canzone che mi ricorda la bellezza del mio essere cristiano ma anche la responsabilità che comporta: non smettere di annunciare la vittoria sulla morte che nostro Signore Gesù Cristo ha portato nella storia, la nostra storia. Un annuncio che è servizio, che è braccia e gambe a lavoro per soccorrere, orecchie per ascoltare, occhi per non essere indifferente, bocca per non tacere. Soprattutto non tacere l’ingiustizia ma impegnarsi per la giustizia…”.
Così inizia la lettera che p. Beniamino, il nostro vescovo, ha inviato al direttore de “Il Mattino” dopo gli incontri con la dirigenza di Fiat-Chrysler e le sigle sindacali che rappresentano i lavoratori degli stabilimenti di Pomigliano e Nola. Pubblichiamo l’articolo e il testo della missiva:
Caro direttore,
mentre le scrivo sto ascoltando una canzone che canta di libertà, una canzone che mi ricorda la bellezza del mio essere cristiano ma anche la responsabilità che comporta: non smettere di annunciare la vittoria sulla morte che nostro Signore Gesù Cristo ha portato nella storia, la nostra storia. Un annuncio che è servizio, che è braccia e gambe per soccorrere, orecchie per ascoltare, occhi per non essere indifferente, bocca per non tacere. Soprattutto non tacere l’ingiustizia ma impegnarsi per la giustizia.
Ed è giusto che ogni uomo lavori e abbia possibilità di lavoro. La mancanza di lavoro – senza altri aggettivi come disse con amara ironia Massimo Troisi nel suo famoso sketch sull’annunciazione – è invece il dramma, insieme a quello ambientale, di questa nostra terra. E non potrebbe non essere così dato che un uomo senza lavoro è un uomo non riconosciuto come cittadino: perché mai dovrebbe prendersi cura del territorio che lo rifiuta? Perché mai, davanti ad una società sempre più divisa tra forti e deboli, dovrebbero i deboli sentirsi responsabili e non invece vittime, insieme al martoriato ambiente?
L’unica possibilità per spezzare questo circolo vizioso è generare possibilità di lavoro ma soprattutto, credo, custodire quelle possibilità già esistenti. Per questo nelle ultime settimane ho incontrato la dirigenza di Fiat-Chrysler e le sigle sindacali che rappresentano i lavoratori degli stabilimenti di Pomigliano e Nola: volevo meglio comprendere gli scenari degli insediamenti produttivi Fiat nel nostro territorio e approfondire i motivi di tensione tra azienda e Fiom e tra Fiom e i sindacati firmatari del contratto.
Nei tre distinti colloqui – il primo con i sindacati firmatari dell’accordo, il secondo con Fiat-Chrysler e il terzo con Fiom – ho colto diversi elementi che uniscono: ben superiori, a mio avviso, agli elementi e contenuti che dividono. Ho colto tanto nella dirigenza Fiat quanto nelle sigle sindacali il comune intento di lavorare per assicurare un futuro agli stabilimenti di Pomigliano e Nola, tra l’altro oggetto, specie l’insediamento di Pomigliano, di un recente e ingente investimento economico. Una convergenza di intenti fondamentale per il futuro di un’azienda perché, come ha ricordato Papa Francesco nel suo discorso agli imprenditori riuniti in Confindustria, “fare insieme vuol dire impostare il lavoro non sul genio solitario di un individuo, ma sulla collaborazione di molti. Significa, in altri termini, fare rete per valorizzare i doni di tutti, senza però trascurare l’unicità irripetibile di ciascuno. Al centro di ogni impresa vi sia dunque l’uomo: non quello astratto, ideale, teorico, ma quello concreto, con i suoi sogni, le sue necessità, le sue speranze, le sue fatiche”.
A tutte le parti, al termine degli incontri, ho chiesto di impegnarsi per il dialogo e l’ascolto reciproco, la cui scarsa efficacia, frutto forse di pregiudizi che via via sono aumentati e non diminuiti, genera spesso inutili incomprensioni. Come Pastore non ho soluzioni tecniche per superare le difficoltà esistenti, ma posso mettere a disposizione la mia mediazione e una sede fisica per favorire il ritorno ad un dialogo disteso: la Chiesa, di fronte a questioni sociali ed economiche di grossa portata, non fa il tifo per una squadra o per l’altra ma fa il tifo per l’anello più debole, il lavoratore, la persona, che spesso viene messo in mezzo in partite che hanno altre finalità.
La situazione precaria del nostro territorio non merita prove di forza e continui strappi, merita quotidiana responsabilità, come quella che stanno dimostrando i lavoratori Fiat, sia quelli da tempo tornati in fabbrica sia quelli non ancora inseriti nel ciclo di produzione a pieno regime. Spero che nei prossimi mesi mi giunga la proposta di un nuovo incontro, questa volta con la presenza di tutte le parti, per confermare la scelta del dialogo franco e responsabile come strumento imprescindibile per il futuro della Fiat a Pomigliano e Nola.
La mia attenzione di Pastore al mondo del lavoro va però oltre lo steccato del mondo automobilistico: non mi è infatti estraneo lo stato di grossa difficoltà che vivono altri comparti cruciali, come quello aeronautico e i vari indotti locali, spesso aziende di piccole-medie dimensioni che stanno patendo riduzioni di commesse e ritardi nei pagamenti. Per questo spero che l’intero mondo sindacale e produttivo del territorio diocesano accolga l’invito che farò giungere nei prossimi mesi, al termine del cammino sinodale che come Chiesa locale stiamo vivendo: vivere insieme una giornata dedicata a misericordia e lavoro, un “Giubileo dei Lavoratori”, senza distinzioni tra datori di lavoro e dipendenti, semplicemente uomini e donne chiamati alla corresponsabilità per una società solidale e umana, dove ognuno possa riconoscere nell’altro non il proprio padrone ma il proprio “canto libero”, come mi suggerisce dolcemente la canzone di Lucio Battisti che mi ha accompagnato nella stesura di questa lettera.
+Beniamino Depalma, Arcivescovo – Vescovo di Nola