
di Titti Falco
“In un’epoca basata essenzialmente sull‘immagine e sull‘immediatezza del messaggio, la lettura guidata del libro appare un‘importante occasione di riflessione, di meditazione e di crescita”. È questo il leit motiv che anima il progetto “Incontri con l’autore” che da circa vent’anni l’Istituto Masullo–Theti porta avanti grazie all’ instancabile lavoro organizzativo della prof.ssa Susy Barone e al supporto del Dipartimento di Lettere.
A pochi giorni dall’incontro con Gino Cecchettin, sabato 15 febbraio le ragazze e i ragazzi dell’Istituto superiore di via Mario De Sena hanno incontrato Riccardo Iacona, giornalista, autore e conduttore della trasmissione Presa diretta, su Rai-3, autore del libro “Se questi sono gli uomini”, analisi lucida e spietata della storia di alcuni casi terribili di femminicidi, avvenuti in Italia nel 2012.
La strage delle donne, ma anche una tragedia nazionale e un bollettino di guerra che non accenna a fermarsi e che, a tredici anni di distanza dai fatti raccontati nel libro e dal primo incontro con Iacona, continua inesorabile a macinare numeri impressionanti.
L’incontro, fortemente voluto dalla Dirigente Scolastica, la prof.ssa Elisa De Luca, in collaborazione con il circolo culturale “Passepartout”, è stato coordinato dalla prof.ssa Susy Barone e ha visto la partecipazione degli alunni delle classi Il B afm, II D inf, III D inf, III C inf, IV A sia e IV A tel, accompagnati dalle docenti Tiziana De Sapio, Maria Tulino, Titti Falco, Elena Silvestrini, Susy Barone e Nicla Serpico.
Quella raccontata da Iacona, percorrendo da Nord a Sud la penisola, è una guerra che, prima di diventare cronaca, nasce nelle case e dentro le famiglie: i luoghi che dovrebbe essere i più sicuri al mondo e i cui protagonisti sono uomini che affermano di amare le loro compagne. E, invece, sono proprio loro, gli uomini, a trasformare le mura domestiche in prigioni in cui ingabbiare donne a cui non si perdona di essere libere di scegliere il proprio destino. Uomini pronti a tutto pur di tarpare le ali delle loro mogli, fidanzate, compagne, fino all’omicidio più violento ed efferato che spesso avviene nel silenzio e nell’impotenza. In apertura, l’ascolto del brano “Nessuna conseguenza”, di Fiorella Mannoia e, a seguire, un momento di raccoglimento per le donne vittime di violenza, dinanzi alle foto relative ai femminicidi del 2024.
Tantissime le domande poste da ragazze e ragazzi, incentrate su vari focus: dalle motivazioni che hanno animato la scrittura dell’autore, alle cause scatenanti le violenze, fino al ruolo delle istituzioni, delle leggi, dei social, dei centri antiviolenza e delle agenzie educative, in primis la famiglia.
Quello di Iacona è un libro duro e potente, che scandaglia la natura umana e ci dice come siamo nel profondo. Ma anche un’analisi lucida sulle motivazioni culturali alla base di questi fenomeni e che ci presentano l’ Italia, afferma Iacona, come un ”piccolo Afganistan”, ostile alle donne e in cui la violenza domestica molto diffusa e che non viene riconosciuta è quella psicologica, oltre che quella fisica: la violenza dei ‘non esci’, dei ‘non vai a lavorare’, dei ‘decido io le vacanze’, dei ‘sei una nullità’.
È questa la violenza che non si sente -ha denunciato il giornalista- che non è punita, ma è quella che fa altrettanto male, così come la violenza dell’ indifferenza”.
Nodo cruciale delle sue risposte alle domande degli alunni è che quella dei femminicidi è una questione politica e non privata. “ Non è un momento nero in cui la luce della ragione si è spenta” come dicono gli assassini al processo. Questi sono solo alibi. La verità è che gli uomini col tempo hanno perso potere e non tollerano l’avanzamento sociale, economico e politico delle donne.
Il ruolo della politica -ha continuato Iacona– è fondamentale nella scelta di leggi che non solo tutelino le donne, ma anche che le mettano in condizione dgi raggiungere una vera parità di genere. Quello che soprattutto bisogna fare è ascoltare le donne che spesso vengono colpevolizzate. Urgono più fondi ai centri antiviolenza ed “è fondamentale la prevenzione”.
Significativa in tal senso anche la riflessione della prof.ssa Susy Barone che ha sottolineato la centralità del modello familiare: “non bisogna insegnare alle donne a difendersi dagli uomini, ma bisogna insegnare agli uomini a rispettare le donne”.