Si chiama Iorio Daniela, e frequenta il V anno del Liceo Linguistico “G. Albertini” di Nola (NA). Nel mese di Gennaio in rappresentanza dell’Istituto che frequenta ha partecipato al concorso organizzato dall’ omonima Università di Giustino Fortunato (BN), che proponeva di svolgere un elaborato o un video multimediale con un limite di parole su una delle tre tracce rilasciate.
Quest’ultime presentate, dovevano essere intessute di un approfondita conoscenza della realtà sociale, storica, ambientale e geografica che costituì il punto più facoltoso della tradizione culturale meridionalista. Non a caso, nel suo articolo di giornale ha deciso di descrivere, “La Questione Meridionale” dando un omaggio reverente a Giustino Fortunato che è stata una delle figure più forti e rappresentative al tempo. Successivamente alla stesura dell’articolo, il 22 Maggio si è tenuta la proclamazione degli unici tre vincitori del concorso, tra i quali è presente la studentessa dell’Istituto nolano. La premiazione ufficiale, invece, si terrà il 27 Maggio alle ore 15 in modalità online.
“Personalmente ho trovato molto interessante questo tipo di “progetto” poichè non solo mi ha dato l’opportunità di mettere in gioco le mie conoscenze ma, in sincronia, considerati anche i tanti aspiranti, un modo maggioritario di consolidarle e di conseguenza ampliare il mio bagaglio culturale” – ha affermato Daniela Iorio.
“Ringrazio in primis la Preside Amelia La Rocca ed in secundis tutti i docenti che sono parte integrante dell’intero Istituto, per riuscire ad essere sempre al corrente dei tanti progetti che vadano a stimolare gli studenti alla sana discussione di idee, opinioni e conoscenze ,in maniera tale da apportare sommariamente grande beneficio ad un futuro che ci vedrà partecipi di un domani migliore”, ha concluso.
Ecco in allegato il testo dell’articolo che ha partecipato al concorso.
‘UNA STORIA CHE DOVREBBE INSEGNARCI A VIVERE, SENZA BUONI INCENTIVI CI STA CONDUCENDO ALL’AUTODISTRUZIONE’
Queste sono state alcune delle parole di Mario Rossi, uno dei tanti scrittori che attraverso la stesura dei sui libri, ha come intento quello di sensibilizzare i lettori su una delle situazioni che persistono da anni. Oggi, mediante un’intervista ci spiegherà il tema predominante del suo nuovo libro ‘Noi siamo la storia’.
–Ha menzionato più volte all’interno del libro quelli che sono stati da sempre i vari divari tra Nord e Sud. Qual è stato l’esponente di maggior spicco ai tempi, che d’altronde le è stato d’ispirazione e perché?
-Un esponente che mi è sempre stato molto a cuore e nel contempo, è stato di forte fonte d’ispirazione è Giustino Fortunato. Nonostante siano passati decenni, egli oggi giorno resta un’icona assoluta dell’argomentazione “Questione Meridionale” la cui locuzione allude al problema del divario economico tra Nord e Sud. Fu uno dei primi e dei pochi a strumentalizzare la sua professione da giornalista e storico nonché anche scrittore per fronteggiare con i suoi interventi proprio la Questione Meridionale di cui aveva studiato ogni minima problematica socio-economica. Inoltre, non si occupò unicamente di dar voce alla cerchia del Mezzogiorno, bensì nel concreto, durante la sua attività parlamentare si impegnò ad apportare beneficio a coloro che sembravano essere gli ultimi della scala sociale.
-‘Gli ultimi della scala sociale’ così ha voluto definire alcune persone di quel tempo, perché?
-Per sensibilizzare i lettori, voglio rievocare alla memoria il fatto che durante quel periodo (precisamente 1875-76), il Meridione si presentava come un territorio impervio con tanto di malaria. I contadini vivevano in condizioni malsane, con assenza di reti stradali/ferrovie ed infine presentavano un tasso dell’85% di analfabetismo. Contrariamente al Nord, invece, che ne presentava solo il 45% ed era stato privato di tutte queste condizioni socio-economiche precarie.
-Com’è stato considerato storicamente il Sud rispetto ad oggi? E quali sono le problematiche su cui non fa leva la Politica?
-In politica si tende a discutere assiduamente di “tesaurizzazione” e non dell’alto tasso di emigrazione che oggi giorno, è conosciuto addirittura come “desertificazione”. Il 70% della nuova generazione del Sud è propensa all’emigrazione poiché non vedendo fruttare buoni propositi che li stimolino all’ acquisizione di eccellenti formazioni nel proprio territorio, vedono esclusivamente un’opportunità. In questo modo il Sud si ritrova piuttosto che ad acquisire, al contrario, a perdere quelle che potrebbero essere le giovani promesse in grado di fare da riscatto ad un territorio che storicamente da 150 anni è stato usato e ricordato come ” il mercato di sbocco e di consumo” senza restituire allo stesso dignità.
-Il 30% della nuova generazione nonché il nostro futuro non è propensa all’emigrazione. Quale creda possano essere i risvolti di questo dato?
-Mentre alcuni giovani aspiranti, intrepidi di fare carriera vanno via, altri legati alla propria terra seppur impoveriti intraprendono strade che dopo poco tempo simuleranno il rammarico di un passato ormai invariabile. Con quest’ ultimo faccio riferimento al fatto che oltre al tasso elevato di emigrazione, vi siano altri due dati da tener conto, ossia il tasso di ‘crisi’ e inevitabilmente di ‘disoccupazione’ che portano in definitiva una parte minima dei ragazzi ad affiancarsi ad associazioni mafiose. In merito a ciò, lo storico Giustino Fortunato ci disse: “L’Italia non è fusa nemmeno nel male; tra noi, più che altrove, anche la criminalità è regionale: essa è di corruzione e di astuzia nel Settentrione, di violenza e di miseria nel Mezzogiorno”.
-Il tema della criminalità, com’è sottintesa e qual è uno dei principali nessi che la collegano con la Questione Meridionale, la Politica e l’Emigrazione?
-Per criminalità non si intendono solo le società mafiose che commettono atti illeciti per impadronirsi di territori e acquisire dunque, dominanza, ma anche il singolo politico che riconoscendo il potere dei primi citati non è in grado di far prevalere quella che è la voce del popolo. In particolare si parla della voce del popolo del Sud che ha sofferto e che continua costantemente a dire la propria seppur sappia bene di non voler essere ascoltato in certe situazioni. Laddove non vi è arricchimento volontario e quindi acconsentimento con alleanza, c’è arricchimento involontario con violenza, in cui a manipolare i politici sono proprio le società mafiose. Qui chi è una voce fuori dal coro, decide automaticamente non solo di non sottostare al loro potere ma anche le sorti del proprio destino.
-Chi non ricorre all’aiuto delle autorità, ricorre alla violenza ovvero il ‘punto forte’ della criminalità organizzata, ciò di cui principalmente si serve. Lei eticamente cosa ne pensa a riguardo?
-La violenza è privazione di dignità del singolo o della collettività che concede al tiranno la parola, l’acconsentimento e quindi il potere. Il tutto senza denunciare ma accettare come se fosse un qualcosa di puramente normale, ciò che nella realtà è visto e riconosciuto come omertà. L’Italia in sé infatti, ha conosciuto in differenti occasioni il potere della criminalità organizzata che è sempre intervenuta laddove non riusciva tempestivamente lo Stato.
-Attualmente dove lo Stato non è riuscito ad intervenire e perché?
-Nella situazione attuale Covid, per esempio, sono state 100.000 le aziende in agonia per la crisi economica. Non a caso dove vi è quest’ultima inizia ad esserci anche l’usura. Dunque, si passa da una ‘pandemia economica’, ad una ‘pandemia usuraia’ che avviene propriamente nel silenzio della politica e del dibattito pubblico. Di recente, in Italia è stato rilevato il + 6 % di usura. Le aziende sentendosi trascurate dallo Stato, iniziano ad affiancarsi ad associazioni mafiose. In sostanza, da quando l’estorsione era ‘chiedere soldi’, in questo caso diventa ‘dare soldi’. Le mafie, in effetti, stanno concedendo soldi consapevoli del fatto che diventeranno usuraie nella stessa misura in cui vogliono diventare i soccorritori di queste aziende.
-Chi è che paga il prezzo più salato rispetto agli altri, tenendo conto di questa situazione Covid da lei appena accennata?
-A pagarne il prezzo più salato è indubbiamente il Meridione, il quale non abbandonando le speranze, cerca costantemente con le proprie forze e diritti di essere riconosciuto ed ascoltato come tanti. Malgrado il tutto sembra essere un ‘flashback’, la storia che dovrebbe insegnarci a vivere, a rispettare e in sincronia a generare progresso, senza buoni incentivi ci sta conducendo all’autodistruzione in primis dei nostri sani principi ed in secundis di noi stessi.
-A chi consiglia la lettura di questo suo nuovo libro ‘Noi siamo la storia’?
-Consiglio la lettura di ‘Noi siamo la storia’ a chi come me porta a cuore tutte queste ingiustizie che persistono da anni. Acquistare questo libro e leggerlo è automaticamente una scelta, sensata e giusta per chi vuole capire effettivamente le cause e le conseguenze che nella storia vi sono state fino ad essere parte integrante di ciò che ci circonda. Prima ho parlato di ‘progresso’, ed è questo che voglio che mettano in pratica i miei cari e stimati lettori attraverso la buona conoscenza. È straordinario di come la lettura abbia un potere così forte, tanto da lasciare tutti con qualche consapevolezza, chi in più e chi in meno. L’uomo ha il dovere di conoscere non solo le sue origini scientifiche basiche ma anche di come sia avvenuto il suo inserimento in una società destinata incessantemente al cambiamento, il quale può essere infruttuoso se non implica al progresso.
Iorio Daniela Pia