Nella Chiesa dell’Immacolata, location storica delle iniziative del Comitato intercomunale dell’area nolana per la gestione pubblica dei servizi idrici, si è fatto il punto sull’iter parlamentare in corso, per porre a norma l’esito del referendum del giugno del 2011, con cui a stragrande maggioranza i cittadini italiani si pronunciarono per lo stop alle privatizzazioni del delicato e importante comparto dei servizi idrici integrati, sottraendolo alle speculazioni e alle assunzioni sovradimensionate in ossequio all’assistenzialismo clientelare. Un esame attento e documentato dei sindaci dei Comuni che formano la Rete dell’acqua, bene comune e sorella. Sotto i riflettori la gestione della Gori che fa registrare alti costi, disservizi e un’esposizione debitoria per alcune centinaia di milioni di euro molto onerosa per la fiscalità locale e regionale.
di Gianni Amodeo
E’ stato, quello intercomunale dell’ area nolana, tra i più attivi Comitati promotori delle gestione pubblica dei servizi idrici integrati con una proficua presenza allo sviluppo del discorso pubblico sull’intera materia in ambito nazionale, producendo atti e documenti significativi. Un antesignano, il cui impegno di civica mobilitazione, con una mirata campagna d’informazione e divulgazione, si tradusse dieci anni orsono- un primato anche questo- nell’indizione del referendum comunale con valenza consultiva, così com’è previsto dal ben calibrato ed articolato Statuto della città bruniana.
Al centro del quesito, le ragioni della conservazione della gestione pubblica dei servizi id integrati nel territorio cittadino; gestione comunale, condotta in economia, mentre l’acqua da immettere nelle condotte- sistema efficiente di rete fognaria ed idrica di proprietà comunale fatto realizzare negli anni ’90 dall’amministrazione guidata dal sindaco Franco Ambrosio– era acquista al 70% da Acqua Campania, società regionale, e al 30% dall’ Acquedotto napoletano. Una domanda, che a Nola prendeva specifico impulso dalle controverse modalità e contestazioni sollevate dal Comitato di volontariato civico, che avevano preceduto e seguito l’affidamento dei servizi idrici alla Gori–Spa, che contestualmente n’era già affidataria per gli altri 75 Comuni dell’ Ambito Sarnese-Vesuviano con popolazione di oltre un milione di abitanti; affidamento conferito nell’aprile del 2004 con deliberato commissariale approvato dal prefetto Pasquale Manzo, che amministrava l’Ente di piazza Duomo, dopo lo scioglimento del civico consesso per una delle tante ricorrenti crisi politiche senza ritorno, per lo più dettate e generate dal litigioso protagonismo interno alle maggioranze di turno sia di centro-destra che di centro-sinistra. E, di passaggio, sarà opportuno rilevare che il controllo politico-gestionale degli Ato, prima della configurazione assunta qualche hanno fa, è stato esercitato dalle maggioranze di turno nel governo della Regione–Campania.
La risposta costituì un importante momento di partecipazione politica, al di là degli ambiti partitici, con circa oltre otto mila votanti. Largo Il consenso espresso il 21 dicembre del 2008 a favore della conservazione della gestione pubblica dei servizi idrici, in capo all’amministrazione comunale. E, proprio a dieci anni di distanza dalla forte volontà pronunciata a sostegno del valenza pubblica del delicato settore, il Comitato dell’Acqua bene comune e sorella, si è ritrovato nell’ormai storica location delle sua iniziative qual è la Chiesa dell’Immacolata che s’affaccia su piazza Giacomo Matteotti. Un’ opportunità più che simbolica, per fare il punto sulla situazione in atto rispetto al cammino della legge sulla ri–pubblicizzazione, alla luce dello straordinario esito del referendum nazionale del giugno del 2011 e che in tutti questo anni è stato sostanzialmente disatteso da tutte le compagini di governo susseguitesi a palazzo Chigi, sia di centro-destra che di centro-sinistra, “congelando” il valore e il significato della volontà popolare, il cui rispetto è garantito dalla Costituzione .
Un vuoto- ed un deciso cambio di passo- che potrebbe essere colmato in virtù della legge in itinere per la ri–pubblicizzazione, come evidenziava, in particolare, il dottor Gianluca Napolitano con un intervento di ampio respiro, dando rilievo al ruolo che spetta ai Comuni nella complessa materia, purché sappiano fare sistema con strutture amministrative, di programmazione e gestione consortili; un esame attento e documentato sulla funzione dei Comuni, con cui Napolitano, apriva i riflettori sui notevoli ritardi che si registrano a livello di Regione–Campania nel definire le articolazioni di programmazione e gestione dei servizi idrici integrati sui territori, in connessione al riparto dei sei Ambiti territoriali ottimali, facendo riferimento all’ Ente idrico campano . Un’architettura di ruoli macchinosa, ancora sospesa nel limbo delle formali intenzioni delle disposizioni, la cui operatività non può essere scissa dalla prospettiva di assetto e controllo pubblico dell’intero comparto. Drastico, per Napolitano, lo stop alle privatizzazioni e segnatamente alla gestione della Gori, molto onerosa per i cittadini, punteggiata da disservizi di ogni genere e dalla bassa qualità dell’acqua erogata, oltre che dalla pesane esposizione debitoria di alcune centinaia di milioni di euro.
Interessante l’analisi dell’avvocato Raffaele De Simone, sindaco di Roccarainola, Comune che aderisce alla Rete dei Comuni per l’Acqua pubblica. Una testimonianza delle esperienze maturate negli organi di rappresentanza della Rete e soprattutto nelle “stanze” del potere dell’ Ato Sarnese–Vesuviano, per attestare i limiti di volontà delle generalità di tutte le rappresentanze politiche per scelte coerenti, ma anche per sottolineare i complessi “giochi” che si praticano negli stessi organi degli Ato per la ripartizione delle cariche che comportano poteri di gestione. E di indennità, viene da aggiungere. Sotto i riflettori di De Simone il caso dell’ Acea, la grande holding partecipata dal Comune di Roma,che, a sua volta, detiene un rilevante pacchetto di partecipazioni azionarie proprio in Gori–Spa. Un caso aperto, che costituisce una palese e manifesta contraddizione per la stessa matrice e indirizzi programmatici dell’amministrazione che governa Roma, con la guida proprio del Movimento–5–Stelle assertore dell’esclusiva valenza pubblici dei servizi idrici integrati.
Come sarà, si vedrà.