di Gianni Amodeo
Si è sviluppata per l’arco di 17 anni l’esperienza di vita pastorale e di presenza sociale e culturale, lasciando tracce interessanti e significative tra la gente comune per la capacità d’ascolto e di apertura al dialogo senza riserve e remore di alcun genere; è l’esperienza, compiuta dall’arcivescovo Beniamino Depalma, secondo la solenne scala dei gradi dell’alta gerarchia del clero,ma più semplicemente chiamato, com’era, forse, di suo maggiore gradimento e scelta personale, padre Beniamino, tout court. Un appellativo, con la lettera iniziale di padre debitamente scritta in minuscolo nei testi, come per voler sottolineare le cure e le premure verso la variegata e complessa realtà dei territori della Diocesi di Nola, tra le più estese e antiche della cristianità e, in particolare, del Sud, racchiudendo, in provincia di Avellino, la Bassa Irpinia, sul versante del Baianese e del Vallo di Lauro, l’area strettamente nolano-vesuviana e mariglianese–pomiglianese-acerrana, per proiettarsi verso la costa, con Torre Annunziata, e Scafati, isolata propaggine in terra salernitana; realtà territoriali, attraversate da importanti dinamiche sociali e produttive, ma anche segnate da diffuse ed acute diseguaglianze troppo spesso ignorate dal finto perbenismo di maniera, che con ipocrisia nega i problemi in cui si dibattono i più deboli e gli emarginati, preferendo volgere lo sguardo sempre dall’altra parte rispetto a coloro che soffrono e vivono la marginalità, gli invisibili.
Un mondo verso il quale, invece, padre Beniamino guardava spesso e attentamente, rendendolo punto focale delle sue incisive omelie nelle liturgie officiate nelle Chiese di periferia come nei Santuari più frequentati e noti della Diocesi di San Felice vescovo e martire e di San Paolino; un punto focale, che si traduceva e slargava a tutto giro per 360° nelle argomentazioni delle Lettere aperte improntate da schietto realismo che nulla concedevano alla retorica ambigua e sfuggente, indirizzate alle comunità parrocchiali e cittadine, ai giovani, ai politici e amministratori locali sulle problematiche più assillanti e invasive nella quotidianità dei territori, prospettando i percorsi praticabili per affrontarle e risolverle in termini di affermazione del bene comune.
Documenti e testi davvero corposi per la forte caratura etica e civile che ebbero il merito di suscitare proficui momenti di analisi e confronto, conservando tuttora integra la loro attualità nei correnti e confusi tempi del Covid–19, certamente con un carico di maggiore pregnanza e assillante inquietudine; sono i documenti e i testi di rapida concisione,incentrati sulla democrazia intesa e praticata quale partecipazione responsabile e costruttiva alla vita della polis, sui valori delle libertà civili e sociali che non vanno compressi e condizionati dal voto clientelare, sulla devastazione ambientale patita nel Triangolo della morte, Nola-Marigliano-Acerra, sulle illegalità diffuse che penalizzano e sviliscono la vivibilità, sulla scuola che educa e forma alla civile convivenza nell’umano rispetto, sulla riscoperta dei principi essenziali del Vangelo, da rendere attuali nella dedizione al prossimo, superando le angustie dei particolarismi e degli egoismi.
Un ampio ventaglio di riflessioni, per scarnificare il vissuto di ogni giorno, cogliendone l’essenziale alla luce del pensiero cristiano, di cui una eloquente conferma, si ritrova, tanto per additarne un esempio mirato, nella “Lettera aperta” del 16 giugno del 2013 e pubblicamente illustrata, alla vigilia della fase-clou della Festa dei Gigli che catalizza e coinvolge decina di migliaia di partecipanti, con la quale focalizzò e condannò il grave e diffuso fenomeno criminale delle pratiche di usura e strozzinaggio che tiranneggiavano – e tiranneggiano da sempre nelle realtà locali- commercianti, bisognosi e famiglie, in antitesi, anzi tradendo e negando in pieno la lezione e pratica di vita nella carità per il prossimo, testimoniata da Paolino di Bordeaux, negli albori dell’età paleocristiana, proprio in questa terra, cuore della Campania felix qual è stata. Una severa condanna, per affermare che …” Una comunità non è tale solo quando festeggia il Santo Patrono (n.d.r.: i Gigli sono omaggio iconico e scenografico a San Paolino). Una comunità è tale quando sa essere un collettivo e un collettore di speranza …. diventando rete organizzata di bene e generosità … Non lasciamo in pace chi fa il male”…
E sono, quelli enunciati, solo alcuni dei punti che connettono la linea di orizzonte che percorre gli Atti del Sinodo del 2014\2015, calibrati sulla durezza della crisi allora in corso- e oggi acuita ancor di più- sul piano sociale,politico ed economico, oltre che culturale e religioso, per interpellare i cristiani e le comunità cittadine sul punto di domanda che si legge nel Vangelo di Luca e che recita … “Come mai questo tempo non sapete valutarlo?”. Un monito e soprattutto l’impegno attivo e responsabile a pensare e agire, per dare alle perduranti angustie sociali, soluzioni condivise e di solidarietà; Atti sinodali, di cui padre Beniamino si rese partecipe operoso.
A tutto ciò che padre Beniamino ha rappresentato per le comunità della Diocesi di San Felice e San Paolino è dedicato il volume, realizzato dal Centro di documentazione “Alcide De Gasperi”, a cura del benemerito ex-maresciallo di Guardia di Finanza, Luigi Fusco, cultore di storia locale e cittadina. E’ una vera e propria Rassegna speciale,in cui sono raccolti i testi e articoli pubblicati sulla stampa periodica locale e nazionale, in cui si fa riferimento all’operato di padre Beniamino, dall’atto d’insediamento nella Diocesi nolana, nell’ottobre 1999 al gennaio del 2017, quando ne cedette simbolicamente la guida al vescovo Francesco Marino. Un cambio di guardia, già annunciato con le dimissioni che aveva rassegnato nell’agosto del 2016 per i raggiunti limiti d’età, fissati alla soglia dei 75 anni. Dimissioni simboliche anch’esse, dal momento che padre Beniamino, ospite della Casa dei Missionari di San Vincenzo de’ Paoli, a Napoli, mantiene il filo diretto con Nola e le comunità parrocchiali che ha conosciuto e frequentato. Un legame di scambievole amicizia e riconoscenza, che si è rinnovato con la personale partecipazione alla presentazione del ricco e meticoloso “collage” realizzato in ordinata composizione editoriale da Luigi Fusco, che con le “sue” particolari Rassegne speciali in carta stampata, mentre trionfa il linguaggio elettronico dei social e del web, compone un mosaico di tessere cronachistiche utili per conoscere- e far conoscere- la storia civile del territorio attraverso personalità che l’onorano con le loro azioni; presentazione, promossa dalla Pro Loco cittadina e svoltasi nella Basilica cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta in Cielo, con la coordinazione della dott.ssa Giulia Nappi ed animata dagli interventi del vescovo Francesco Marino, del sindaco Gaetano Minieri, di don Lino D’Onofrio, ch’è stato vicario di padre Beniamino, di Gerardo Santella e Luigi Simonetti. Tanti frammenti emozionali e di testimonianze, ad onore dell’uomo di fede cristiana praticata e di Chiesa, oltre che dell’onesto cittadino, qual è padre Beniamino.