Atripalda – “La misura di come i nostri competitor abbiano perso il contatto con la realtà ce la dà quanto propongono sull’urbanistica, in particolare riciclando quel Puc che nel 2017 non vollero approvare e che ora ripropongono come una minestra riscaldata. Non si rendono conto che in questi anni il mondo è cambiato, che in questi anni è Atripalda ad essere profondamente cambiata. Questo vi fa capire come chi si ricandida a fare il sindaco, dopo i disastri del quinquennio 2012-2017, non abbia alcuna idea per lo sviluppo della nostra Città”, lo ha dichiarato il primo cittadino uscente Giuseppe Spagnuolo, candidato sindaco con la lista “Atripalda futura” nel corso di un incontro pubblico che si è svolto nel centro storico di Atripalda, nella Piazzetta degli Artisti.
“Nell’aprile 2017 – ha aggiunto Giuseppe Spagnuolo – quel Piano urbanistico era sostanzialmente definito. Ci sarebbe da chiedersi perché non l’hanno adottato. E vi spiego io perché non l’hanno fatto: sono arrivati talmente lacerati in maggioranza alla fine di quella scellerata consiliatura per cui non c’era accordo su nulla. Allora hanno anteposto le proprie ambizioni personali all’interesse della Città. La spudoratezza di oggi è di riproporlo ai cittadini, propinando un ritorno di fiamma indigesto, quello tra Paolo Spagnuolo e Luigi Tuccia, un’intesa al ribasso. Sarebbe interessante sapere perché, dopo essersi velenosamente divisi, ora sono di nuovo insieme”.
“Quel Puc – ha spiegato il sindaco – non è stato adottato e meno male perché quel piano non va bene per Atripalda. Una delle previsioni più errata è quella su Abellinum per il quale prevedono nuovi espropri con la concessione di diritti edificatori in collina. Noi abbiamo dimostrato che per il parco archeologico non è prioritario acquisire nuove aree perché sono già molto estese quelle demaniali, ma soprattutto si danneggerebbero i proprietari espropriati a cui si darebbe in mano un valore che non potranno spendere mai. Perché Atripalda non ha bisogno di nuove espansioni. Regaleremmo ai proprietari solo una consistente Imu da dover pagare ogni anno per terreni che non saranno mai utilizzati. Un’operazione maldestra. Caro Paolo, lascia perdere: non attivarti, Atripalda è già attivata…”
Poi ancora un riferimento su Abellinum: “I nostri avversari – ha spiegato – evidentemente non frequentano il parco da cinque anni. Abellinum non cade a pezzi, la stiamo valorizzando, promuovendo, tutelando. Ne abbiamo ampliato la parte fruibile con nuovi lavori di scavo che hanno portato alla luce un nuovo edificio. Questo è solo l’inizio perché l’università, con cui abbiamo avviato una collaborazione da tre anni, è entusiasta di lavorare ad Abellinum e, senza presunzione, è entusiasta di lavorare con la nostra amministrazione. Immaginiamo, inoltre, l’integrazione con i privati, favorendo determinate destinazioni, legate in particolare alla ricettività e all’accoglienza, per arricchirne la fruizione. E’ chiaro che noi abbiamo un’altra idea su Abellinum. Abbiamo lavorato ad un parco moderno, vivo, fruibile e da valorizzare in termini turistici”.
“La cosa singolare – aggiunge – è che si presentano come ambientalisti. E da ambientalisti vorrebbero fare una nuova espansione in collina. Quando il Puc da approvare, al contrario, deve limitare al massimo il consumo di nuovo suolo. Ad Atripalda c’è una quantità consistente di volumi già esistenti che, invece, devono essere valorizzati. Ecco perché quel Puc del 2017 non va bene. Eppure, lo ripropongono. Ripropongono le stesse idee del 2017, quelle idee che gli atripaldesi hanno già bocciato”.
“In questi cinque anni noi – ha spiegato il primo cittadino – abbiamo determinato le condizioni perché si possa adottare adesso un Piano urbanistico serio che prevede il risparmio di suolo e la valorizzazione dei volumi esistenti per dare alla Città una crescita armonica. La città oggi presenta aree totalmente trasformate dal punto di vista urbanistico. E lo abbiamo fatto con atti che sono stati approvati all’unanimità dal Consiglio Comunale perché si trattava di provvedimenti sacrosanti. Penso a via Pianodardine dove abbiamo delocalizzato capannoni fatiscenti con la sistemazione dell’accesso alla città. Dopo queste attività la Provincia sarà finalmente in grado di intervenire sul Ponte delle Filande. Penso a via Appia con la sistemazione del parcheggio nei pressi del liceo De Caprariis. Penso all’accesso sulla Variante dove pure c’è stata una virtuosa collaborazione tra pubblico e privato. Chi dice che la città è in declino e la nostra amministrazione è stata immobile mente sapendo di mentire. Stiamo interloquendo con l’Autorità di Bacino perché si modifichi la prima stesura della mappatura della zona rossa. Se non ci dovessero essere modifiche, infatti, bisognerebbe delocalizzare tante attività poste in zona rossa. Lo facciamo con cognizione di causa, dopo un’attenta analisi delle carte, dei documenti, sapendo leggerle queste carte perché in questi anni non abbiamo mai improvvisato. Abbiamo studiato e abbiamo sempre approfondito ogni questione”.
“Atripalda – ha così concluso Giuseppe Spagnuolo – è una città già attivata, se ne rendessero conto. Quello che serve è, invece, è Atripalda futura, quella che, insieme agli atripaldesi, continueremo a progettare noi”.