Ormai è passato circa un anno da quanto ho deciso di catapultarmi nel complesso mondo della politica e devo ammettere che da neofita, in un tempo relativamente breve, ho imparato diverse cose. Alcune vorrei condividerle con chi, generosamente ha creduto in me dandomi la possibilità di fare questa esperienza, ma anche con chi ha pensato che la mia poca esperienza, non fosse garanzia di riuscita! In effetti, se è vero che l’esperienza in qualsiasi campo professionale vale talvolta più di un titolo di studio, nel campo della politica, visto i risultati, a quanto mi è parso di capire, è meglio non averla, per lo meno se gli esempi sono quelli a cui mi accingo a fare riferimento. Ma andiamo al dunque. Una buona pratica della politica è pensare che quanto si fa una gara per un appalto pubblico, o anche una gara informale, come viene definita per i lavori d’urgenza, avendo due opzioni quella di farla scegliendo il prezzo più basso o preferire l’offerta economicamente più vantaggiosa, ci si indirizzi verso la seconda che non sceglie una ditta solo perché ha garantito il prezzo più basso, ma anche in base a dei riferimenti di qualità del lavoro fornito. La risposta solita, di prassi, è quella che i soldi non ci sono e quindi si cerca di spendere di meno. Ok! Ma che ne pensate del vecchio detto “ ‘O sparagn’ è mal’ guadagn’”? E se poi la gara al ribasso avviene intorno alla percentuale del 37% la cosa non diventa ancora più strana? Da dove verra’ recuperato questo risparmio: dalla qualità dei materiali o dal costo del lavoro? Comunque vada va male! La legge consente che si preferisca una gara al ribasso ma allora il buon senso porterebbe a dire, chi dovrebbe dare gli atti di indirizzo agli uffici predisposti affinchè si proceda a perseguire degli standard di qualità? Quando si tratta di lavori pubblici come il muro di uno stadio o la ristrutturazione di un asilo una buona pratica sarebbe che la buona politica investisse sulla qualità e badasse al risparmio su cose come gli sprechi di consulenze inutili come quelle relative alla ottimizzazione della raccolta differenziata. Una buona pratica, infatti è quella di procedere all’ottimizzazione della raccolta differenziata, ma se poi ottimizziamo per arrivare ad una percentuale del 90 % senza badare alla qualità di ciò che si differenzia, a ragion di logica ci si chiede, a che serve la consulenza specializzata? Chiedo la consulenza perché voglio saperne di più, voglio dare un contributo maggiore alla salvaguardia dell’ambiente e non solo guadagnare perché produco meno secco indifferenziato che differenzio negli altri sacchetti! Difatti, i mozziconi di sigaretta, come le carte colorate sporche di avanzi di cibo ci viene detto, da chi è competente, che devono essere smaltiti nel materiale organico e qualcuno, come l’ENEA, ente nazionale, dice che i mozziconi di sigaretta possono essere considerati rifiuti speciali e quindi differenziati a parte, visto la loro studiata tossicità. Chi credere? L’ENEA o la ditta pinco pallino che si dice specializzata e oltre a farsi pagare per la consulenza non ci dice neanche quale qualità avrà il compost che deriverà dai nostri rifiuti organici e soprattutto che fine farà? Andrà ad inquinare terreni da coltivare per poi con le piogge andare ad “arricchire” anche le falde acquifere? Se ne andrà in discarica o diventerà un compost di pessima qualità da utilizzare come riempitivo per chi sa cosa? Tutte domande rivolte a chi dovrebbe avere le risposte e che non ha. Una buona pratica della politica vorrebbe che quei politici che approvano convenzioni e provvedimenti, operassero anche dei controlli e non si limitassero a firmare atti amministrativi, così da garantire a quei cittadini che credono di differenziare a vantaggio dell’ambiente, che effettivamente il loro sforzo serve a qualcosa. Ritenere i mozziconi di sigaretta rifiuti speciali e raccoglierli in contenitori a parte, significa diffondere la cultura della differenziazione e della diffusione di buone abitudini; così come badare alla qualità quando si tratta della sicurezza delle persone, significa diffondere la cultura che la salvaguardia della vita non ha prezzo! Ma cosa dire di quella prassi che vuole che se hai bisogno rivolgiti a noi che ti facciamo il piacere? I servizi sociali sono un diritto. Un amministratore dovrebbe sempre mettere tra le priorità i servizi ai cittadini in difficoltà le quali sono tante e diverse. Una buona pratica della politica vorrebbe che in tempi difficili si cooperasse tra Comuni per affrontare i disagi economici che gli enti stanno affrontando , associandosi, collaborando affinchè non si lascino soli i cittadini in questa crisi così difficile che sta togliendo la speranza a tanti. Nessuno può fare i miracoli, questo è chiaro, ma ci si adopera perché le mentalità cambino, le tradizioni si rinnovino e le comunità crescano. Purtroppo la mia esperienza come consigliere mi sta dimostrando che le buone pratiche non appartengono alla politica in atto e che una noce sola nel sacco non suona! Perciò coloro che vogliono che le cose cambino, devono avere la volontà di mettersi insieme, perché le tante singole voci diventino un coro che risuoni nelle orecchie di chi non vuol sentire o fa finta di non sentire. Come diceva il grande E. De Filippo “ La verità è come un raggio di luce, anche se chiudi le imposte, trova sempre uno spiraglio per passare!”