Domenica 26 ottobre 2014, presso le sale del Palazzo Baronale, futuro museo archeologico avellano, è stato presentato il lavoro dello studioso irpino Marco Di Donato, dal titolo “I misteri del Goleto” per i tipi della Youcanprint. L’autore, prendendo spunto dalle simbologie presenti nell’abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi (AV), si è addentrato in un discorso di ampio respiro sugli ordini monastico cavallereschi e la loro presenza principalmente lungo le vie dei grandi pellegrinaggi e nelle nostre zone. Tra i vari simboli di cui si si è discorso figura anche la Triplice Cinta. Elemento frequente in ambito religioso ma anche in luoghi ove la presenza templare è particolarmente evidente, questa rappresentazione di tre quadrati concentrici con quattro linee che convergono verso il centro starebbe a significare i tre gradi di iniziazione delle gerarchie tradizionali, mentre le linee i fiumi dell’Eden. Per altri studiosi la Triplice Cinta rappresenterebbe il semplice ed antico gioco del filetto (tris) riproposto quasi sempre sul retro delle scacchiere moderne. Avrebbe in questa accezione solamente un aspetto ludico anziché sacro. Altri vogliono accostare questa raffigurazione alla mitica Atlandide, la cui capitale aveva una pianta a forma di triplice cinta circolare. Interpretazioni a parte, questo discorso ha dato modo all’uditorio di essere informato della presenza di tale simbolo anche nel castello di Avella, rinvenuto da Andrea Siniscalchi nei pressi del Castello Longobardo-Normanno. Raffigurata in parte su un blocco di tufo e posizionata nei pressi della porta sud della struttura fortificata. Tale ritrovamento, avvenuto pochi anni or sono, apre le porte ed incita ad ulteriori studi sul nostro territorio che ha visto anche la presenza gerosolimitana e , probabilmente, quella templare attestata da vari toponimi presenti in zona.