Negli ultimi anni c’è un aumento dei casi di autismo nelle nostre scuole, dovuto ad una maggiore consapevolezza del disturbo tra i medici e più in generale nella popolazione, alla diffusione di criteri diagnostici più precisi che hanno portato a classificare anche le forme più lievi, prima non riconosciute e trattate a livello medico e terapeutico. Al di là di questo, se fino agli anni Ottanta si contavano 3-5 casi su 10.000, oggi si può affermare che un bambino su 155 sviluppa sintomi rientranti nello spettro autistico. Non sempre però questi ragazzi speciali vengono seguiti da professionisti esperti questo soprattutto alle carenze della scuola di oggi. Può capitare come per Francesco, un bimbo di Roccarainola (NA) che quest’anno ha iniziato la scuola elementare, a cui è stato accertato lo spettro autistico con grado severo, e deve trascorrere 28 ore di sostegno, cosi come l’orario per gli altri alunni di classe, ma la sua maestra di sostegno gliene sono state assegnate 22 con 6 ore di scopertura il cui bimbo viene sballottato da una parte all’altra. La cosa si fa ancora più problematica quando mancando la sua maestra di sostegno la scuola non è in grado di trovare una valida sostituta. Carenze nei meccanismi scolastici che non vanno giù ai genitori pronti a far valere i propri diritti anche legalmente.
La mamma di Francesco, Annalisa Vetrano, che da anni si batte per i diritti degli autistici e ha creato anche un’associazione ad hoc, “Autismo in Movimento”, ha dichiarato: “Da una settimana manca la maestra di sostegno e la scuola mi aveva garantito la sostituzione. Ad oggi il bambino rimane scoperto di questa figura che per lui risulta fondamentale. Voglio sottolineare le carenze che ci sono nell’ambito scolastico, sia come mamma del bambino e poi come presidente dell’Associazione “Autismo in Movimento Campania”.
Durante l’orario scolastico, i bambini autistici sono affiancati e supportati, oltre che dai docenti di sostegno, dagli assistenti specialistici. Nei casi più fortunati, si tratta di persone molto qualificate, psicologi o educatori, ma purtroppo non è richiesto un titolo specifico per poter svolgere questo lavoro. A I bambini e ragazzi autistici, per i quali viene spesso messo a punto un PEI (Piano Educativo Individualizzato) richiederebbero però un’attenzione e una formazione specifica proprio per la complessità della diagnosi e per le competenze psicologiche che è necessario mettere in campo nel relazionarsi con loro.
E’ importante formare in maniera più adeguata anche i docenti curricolari perché spesso le scuole si trovano impreparate a gestire emergenze come per esempio le assenze dei docenti di sostegno e degli assistenti specialistici.
Gli insegnanti e la scuola possono trovarsi di fronte ad un vero e proprio vuoto di conoscenze, sia dei ragazzi e delle loro problematiche specifiche, sia delle strategie per potersi relazionare a loro in modo efficace. Questo problema si evidenzia soprattutto dalle scuole medie in poi e a pagarne le spese sono sempre i ragazzi e le loro famiglie.
Non dimentichiamo che la maggiore difficoltà del bambino autistico consiste proprio nel fidarsi e nell’affidarsi all’altro, per cui essere affiancato da qualcuno che non lo conosce e non avere altri punti di riferimento in classe, può essere per lui fonte di stress.
È importante, inoltre, dedicare del tempo all’integrazione del ragazzo nel gruppo classe, facendo in modo che i compagni di classe diventino una vera risorsa.