SAN VITALIANO. ALTRA PIAGA APERTA NELLA “TERRA DEI FUOCHI”

SAN VITALIANO. ALTRA PIAGA APERTA NELLA “TERRA DEI FUOCHI”

Il day-after del  mega-incendio di Ambiente Spa e il  disastro ambientale dell’area nolana che viene da lontano. I  “precedenti” dei devastanti roghi nella fascia di pertinenza del sito produttivo dell’ ex-Alenia-Spazio in zona-Asi, della Cereria Nappi, a Saviano, e del “cimitero delle gomme”, a Scisciano. Il fenomeno del “tombaggio” dei rifiuti pericolosi nella piana di Boscofangone.

do Gianni Amodeo

Si traccia un primo bilancio di profilo sociale sul mega-incendio che ha investito uno dei capannoni di Ambiente Spa -con filiera d’azienda operante in via Ponte delle Tavole-  specializzata nello stoccaggio e nel trattamento per il riciclo dei rifiuti differenziati, tra cui i materiali di plastica, “ospitando” la piattaforma del Conai, il Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi. Il primo elemento che risalta è costituito dalla mobilitazione scattata nell’ambito dei vari livelli delle competenze delle Istituzioni territoriali, dalla Regione-Campania alla Città metropolitana di Napoli e ai Comuni dell’area nolana. Una risposta di normalità, innescata dal tempestivo intervento delle squadre dei Vigili del Fuoco, per attivare al meglio dell’efficienza e dell’efficacia il piano strategico di spegnimento del rogo ch’è venuto crescendo in rapida intensità e estensione. Un piano anti-emergenza che ha funzionato in pieno nella giornata di domenica e fino alle ore serali, domando il vasto fronte delle fiamme da cui si sono levate  colonne di fumo grigio-nerastro alte fino a 30 metri, colonne dense e cariche di veleni, ma soprattutto di diossina, in grado di stabilizzarsi e fissarsi con micidiali particelle nell’atmosfera, con ricadute ed effetti ad alto tasso di nocività per l’ecosistema e per tutte le specie viventi, facendo degradare ulteriormente la qualità dell’aria, già condizionata dalla permanente diffusione delle polveri sottili di varia provenienza.

            E con l’operatività del piano strategico messo in campo dai Vigili del Fuoco corrono in parallelo le attività di monitoraggio poste in essere dall’ Agenzia regionale della protezione dell’ambiente della Campania, in correlazione con l’ Asl Napoli3 Sud,  per verificare gli stati di sforamento dei parametri della qualità dell’aria, che si attestano tra il valore minimo, i gradi intermedi e il valore ottimale, con sostanziali differenze. E così i valori minimi o intermedi  corrispondono -volendo semplificare-  all’acqua resa potabile con l’uso del cloro, ma che per se stessa non conserva affatto i caratteri della genuinità di fonte, neanche con generosi sforzi d’immaginazione “positiva”. Come dire che se, per le norme, non si è allo stato di Mal’Aria, certamente il suo indice-limite  è più che vicino. Un impegno, quello dell’Arpac, che si salda con i compiti d’indagine che viene svolgendo il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri e l’azione di costante controllo esercitata dai sindaci dei Comuni dell’area nolana, i cui territori distano tre chilometri dall’area del rogo, con le ordinanze, in cui sono dettate indicazioni e prescrizioni a garanzia della comun salute; ordinanze di carattere provvisorio.

 In generale, allo stato attuale la situazione appare sotto controllo per il superamento dell’immediata emergenza. E’ soltanto  la condizione minimale di rassicurazione che consegna il primo e sommario bilancio del day after, senza nulla poter togliere alla portata e all’invasività del disastro che resta nelle conseguenze deteriori, non determinabili né configurabili nella durata temporale e né circoscrivibili in un preciso contesto territoriale. E’ l’aspetto che aggrava ancor più il quadro di un’area vasta già segnata da diffuse e ormai “storiche” criticità quali sono quelle della piana di Boscofangone, in cui il “tombaggio” dei rifiuti pericolosi e tossici è stato esercitato a lungo, tra gli anni ’70 e gli iniziali anni del secolo,  generando ingenti profitti per i clan di camorra che hanno gestito il criminale business.

Ma merita rilievo la “lettura” che del mega-incendio di San Vitaliano ha dato il Ministro dell’ambiente, Sergio Costa, già generale dei Carabinieri e attivamente impegnato proprio sul fronte del contrasto alle eco-mafie. “ E’ l’ennesimo rogo- ha evidenziato- che riguarda gli impianti di stoccaggio e riciclo dei rifiuti. In due anni hanno fatto registrare  300 incendi. Un dato impressionante- ha sottolineato- che non può essere considerato un fatto casuale, per focalizzare il ruolo dell’attività dei controlli preventivi all’interno degli impianti”. E sulla stessa linea di giudizio e di sconcerto per l’alto numero degli incendi prodottisi negli impianti sull’intero territorio nazionale, si è espresso il vice-premier Luigi Di Maio che ben conosce la realtà del territorio, vivendolo. Una valutazione politica di senso generale, quella del Ministro Costa e del vice-premier Di Maio che aprirebbe il campo a sistemiche azioni di dolo, da un capo all’altro del Bel Paese,  chiamando in causa l’attività di governo per quanto concerne le sue funzioni e l’attuazione di interventi mirati, in sinergia con il Ministero dell’Interno, sui versanti della prevenzione e del contrasto ai fenomeni ed eventi che attentano agli equilibri dell’eco-sistema e della vita. Ma è chiaro che l’accertamento delle responsabilità penali e di attentato alla salute pubblica, in ordine alle cause e alla genesi di ciascuno dei  300 casi denunciati come per quello che è avvenuto nell’azienda di Ambiente Spa  spetta all’azione della magistratura competente.

             D’altro canto, quello che la cronaca racconta sulle emergenze ambientali non costituisce una situazione nuova, considerato che il territorio interessato fa parte di quello che negli anni ’90 è stato chiamato il “Triangolo della morte”- per l’alta concentrazione nelle comunità locali delle patologie tumorali generate dall’inquinamento- con i vertici costituti da NolaMarigliano ed Acerra; un  “Triangolo”  integrato ed inserito nell’attuale scorcio di Terzo Millennio nel più ampio e desolante scenario dei circa 60 ambiti comunali che formano  “Terra dei fuochi”, in cui la contaminazione delle matrici ambientali è una costante, mentre le annunciate bonifiche restano ancora sulla carta. E, volendo restare nella cronaca degli ultimi anni, si ricorderà che al territorio non è stato risparmiato proprio nulla,in ordine alla scientifica serie  dei megaincendididisastroambientale, con tre episodi  oltremodo rappresentativi, che vanno rivisitati.

 Il primo investì  l’area- di proprietà pubblica-  di pertinenza perimetrale della struttura dell’allora AleniaSpazio, Centro di eccellenza produttiva e d’innovazione tecnologica internazionale, operante nella zona-Asi della piana di Boscafangone; il rogo si protrasse per alcuni giorni, mandando in fumo con alta concentrazione di tossicità cumuli di materiali indifferenziati abbandonati, tra cui rifiuti ingombranti, materie pericolose, plastiche e solventi di ogni genere.

 Le scorie di risulta, una volta debellato l’incendio, per liberarle dalla tossicità, furono sottoposte- classificate come  rifiuti speciali e pericolosi- a particolari e  costosi trattamenti in aziende specializzate, con un impegno di spesa di alcune centinaia di migliaia di euro a carico dell’amministrazione comunale dell’Ente di piazza Duomo e ristoro della RegioneCampania. E nei giorni precedenti allo scoppio dell’incendio, alcuni lavoratori del Centro dell’ Alenia– ora Leonardo– accusarono malori e difficoltà respiratorie, riferibili ai miasmi emessi dai materiali abbandonati nell’area. L’altro episodio inquietante interessò un vasto capannone, in cui erano state stoccate gomme d’auto, a Scisciano. Il sito – diventato il Cimitero delle gomme– fu investito da un incendio protrattosi per due giorni, propagando nell’atmosfera altre massicce dosi di diossina. Più recente nel tempo, il rogo della Cereria Nappi, a Saviano. Un altro mega-incendio durato duetre giornate prima che fosse spento, lasciando il consueto carico di veleni.

Come si vede, nel quadro c’è di tutto. E l’assuefazione a ciò che testimonia e  rappresenta è  gravida di insidie per la normalità della civile convivenza.