a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 29 settembre: arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il nuovo calendario liturgico raggruppa in un unico giorno la festa dei tre arcangeli. Nel Nuovo Testamento il termine “arcangelo” è attribuito solo a Michele, a Gabriele e a Raffaele. Il culto di Michele si diffuse dapprima solo in Oriente: in Europa iniziò alla fine del V secolo, dopo l’apparizione dell’arcangelo sul monte Gargano. Michele è citato nella Bibbia nel libro di Daniele come primo dei principi e custodi del popolo d’Israele; è definito arcangelo nella lettera di Giuda e nel libro dell’Apocalisse. Michele è colui che conduce gli altri angeli alla battaglia contro il drago, cioè il demonio, e lo sconfigge. Il suo nome, di origine ebraica, significa: “Chi è come Dio?”. Nella nostra vita san Michele è l’angelo che ci è vicino nelle piccole e grandi battaglie quotidiane contro le suggestioni del male, contro quelle forze che vogliono farci scivolare nel vortice della perversione e del peccato e che, alla fine della vita, ci guiderà nel momento del trapasso per essere poi al nostro fianco, avvocato, nel giorno del giudizio definitivo. Grazie alla sua tenacia nel combattere il maligno Michele è considerato il protettore del male. La diffusione del culto dell’arcangelo Gabriele, il cui nome significa “Dio è forte”, è più tarda: si attesta attorno all’anno Mille. Gabriele è l’angelo inviato da Dio, e nell’Antico Testamento è mandato al profeta Daniele per aiutarlo a interpretare il senso di una visione e per predirgli la venuta del Messia. Nel Nuovo Testamento è presente all’annuncio della nascita del Battista a Zaccaria, e nell’Annuncio a Maria, messaggero della Incarnazione del Figlio di Dio. Le missioni di Gabriele si sono concluse a Nazareth, nella casa di Maria: «Ti saluto, o piena di grazia; il Signore è con te! Tu sei benedetta tra le donne». Il suo annuncio apre sulla terra l’era dell’incarnazione: Dio si fa uomo tra gli uomini, diventa nostro compagno nel travaglio della vita fino alla morte, schiudendoci le porte della speranza senza fine. Di questa grande realtà Gabriele fu entusiasta e benedetto messaggero. L’annunciazione ha proclamato questo umile messaggero del signore il protettore dei bambini. Raffaele è uno dei sette angeli che, si dice nel libro di Tobia, stanno sempre al cospetto del Signore. È l’inviato di Dio che accompagna il giovane Tobi a riscuotere un credito nella Media e lo riporta sano e salvo in Assiria, assieme a Sara, la sposa, che ha guarito dal suo male, come guarirà il padre Tobia dalla sua cecità. Il suo nome significa infatti “medicina di Dio”, ed è venerato come guaritore. La Bibbia descrive Raffaele come un giovane bellissimo, dalle vesti succinte, cioè come un viaggiatore che ha bisogno delle gambe libere per avere il passo più spedito. Per questo Raffaele viene invocato come protettore di chi nella vita deve affrontare lunghi e incerti viaggi ma è anche il protettore dei giovani e degli sposi.
29 settembre: san Simón de Rojas, nacque a Valladolid (Spagna) il 28 ottobre 1552, a 14 mesi di età le sue prime parole: «Ave, Maria». All’età di 12 anni, entrò nel monastero trinitario nella sua città natale, dove fece la sua professione religiosa il 28 ottobre 1572 nell’Ordine della Santissima Trinità (trinitari). Completò i suoi studi presso l’Università di Salamanca tra il 1573 e il 1579; fu ordinato sacerdote nel 1577. Ha insegnato filosofia e teologia a Toledo dal 1581 fino 1587. Mentre dal 1588 fino alla sua morte, ha esercitato con grande prudenza la carica di superiore in diversi monasteri. Nello stesso periodo, fu inviato come visitatore apostolico nella sua provincia di Castiglia, per due volte, e nell’Andalusia. La sua più grande gioia era visitare i santuari mariani, pregare Maria, e imitava le sue virtù, cantava le sue lodi, e sottolineava l’importanza della Beata Vergine nel mistero di Dio e della Chiesa. Attraverso studi teologici profondi, comprese sempre meglio la missione di Maria nella salvezza del genere umano e la santificazione della Chiesa. Ha vissuto la sua vita religiosa con lo stile di Maria. È stato per questo motivo che ha fondato, il 14 aprile 1612, la Congregazione degli Schiavi del Dolcissimo Nome di Maria. La Congregazione da lui fondata aveva carattere laicale: vi potevano aderire persone d’ogni ceto sociale. Gli iscritti, tra i quali figuravano anche il re e i suoi figli, si impegnavano ad onorare Maria, assistendo maternamente i suoi figli prediletti: i poveri. Si distinse per la devozione mariana: propagò il culto del Santissimo Nome di Maria, e con la sua influenza a corte, fece incidere le lettere d’oro “Ave Maria” sulla facciata del palazzo reale a Madrid. Nel 1619 è nominato Precettore dell’Infante di Spagna. Il 12 maggio 1621 è scelto come confessore della regina Isabella di Borbone. Il 5 giugno 1622 implorò la Santa Sede l’approvazione del testo liturgico da lui composto in onore del Dolcissimo Nome di Maria che, più tardi, papa Innocenzo XI estese alla Chiesa universale. Morì il 29 settembre 1624