Oggi 14 agosto si celebra san Massimiliano Maria Kolbe (al secolo Raimondo), nacque il 7 gennaio 1894 a Zduńska Wola (Polonia), il 4 settembre 1910 entrò come novizio nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali assumendo il nome di Massimiliano. L’anno successivo venne inviato a Cracovia e quindi a Roma per continuare gli studi in filosofia e teologia. Durante la permanenza in Italia, Kolbe maturò e approfondì uno dei tratti essenziali della sua esperienza spirituale, legato alla venerazione dell’Immacolata Concezione di Maria, che caratterizzerà poi il suo impegno pastorale. Nel 1917 fondò assieme ad alcuni confratelli la “Milizia dell’Immacolata”, una specie di esercito religioso. Il 28 aprile 1918 venne ordinato sacerdote nella basilica di Sant’Andrea della Valle, a Roma e nel 1919, conseguì il dottorato in teologia e ritornò in patria, a Cracovia. Il suo zelo missionario lo portò, nel 1930, in Giappone, dove soggiornò per sei anni. Nel 1936 rientra in Polonia. Nel 1939 i tedeschi occuparono la Polonia e quel sacerdote dette subito nell’occhio per le prediche impegnate, ma anche per la sua posizione contro il nazismo. Il 17 settembre 1940 fu arrestato e condotto nel campo di Oranienburg. Il 28 maggio 1941 Kolbe giunse nel campo di concentramento di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri ai forni crematori. Nonostante fosse vietato, Kolbe in segreto celebrò due volte una messa e continuò il suo impegno come presbitero. Alla fine di luglio fu trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri erano addetti alla mietitura nei campi, ma uno di loro riuscì a fuggire e secondo la legge del campo, dieci prigionieri vennero destinati al bunker della fame. Padre Kolbe si offrì in cambio di uno dei prescelti, un padre di famiglia, suo compagno di prigionia; dopo due settimane di agonia senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria. La calma professata dal sacerdote impressionò le SS addette alla guardia, per le quali assistere a questa agonia si rivelò scioccante. Kolbe e i suoi compagni vennero uccisi alla vigilia della Festa dell’Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico; il francescano martire volontario, tese il braccio dicendo “Ave Maria”, furono le sue ultime parole, era il 14 agosto 1941, i loro corpi vennero cremati il giorno seguente e le ceneri disperse.
14 agosto: beato Sante Brancorsini da Urbino (al secolo Giansante), nacque a Montefabbri (Urbino) nel 1343. Frequentò le scuole superiori in Urbino ma poi scelse la carriera militare. A 20 anni per difendersi dall’assalto di un parente lo ferì con la spada in modo mortale, sconvolto per l’involontaria uccisione lasciò la vita militare e nel 1362 si ritirò nell’Ordine dei Frati Minori come semplice converso, nel convento di Scotaneto (Montebaroccio). Visse una vita di penitenza ed umiltà e tanta devozione per la Santa Messa, la Vergine e l’Eucaristia. Ebbe il compito di maestro dei novizi. Per accentuare la sua espiazione chiese a Dio di soffrire i dolori patiti dal suo parente nello stesso punto cui l’aveva colpito. Infatti una piaga si aprì alla gamba destra dalla quale non guarì più e che lo fece soffrire moltissimo per tutta la vita. All’età di 51 anni, la ferita nella coscia si aggravò, arrivò la febbre, e il suo corpo, già gracile, non riuscì ad affrontare questa ennesima crisi. Era sorridente e accolse la morte con serenità. Con le sue ultime parole cercò di consolare i frati che piangevano intorno a lui e chiese di essere sepolto col suo saio, logoro, sporco e rattoppato, che aveva indossato per anni. Morì proprio la notte, tra il 14 e il 15 agosto 1394, prima della festa dell’Assunzione in cielo di Maria, l’aveva pregata fin da piccolo e volle condividere con Lei anche il giorno del suo viaggio verso il Cielo.