Oggi 28 gennaio la chiesa festeggia san Tommaso D’Aquino, nacque nel 1225 nella contea di Aquino, territorio di Roccasecca (Frosinone), dal conte Landolfo d’Aquino e da donna Teodora. Secondo le usanze del tempo Tommaso, essendo il figlio più piccolo, era destinato alla vita ecclesiastica e proprio per questo a soli 5 anni fu inviato come oblato nell’Abbazia di Montecassino, di cui suo zio era abate, per ricevere l’educazione religiosa. In quel luogo Tommaso ricevette i primi rudimenti delle lettere e fu iniziato alla vita religiosa benedettina. Ma a partire dal 1236 la calma di cui godeva il monastero fu turbata e Landolfo, consigliato dal nuovo abate, Stefano di Corbario, volle mettere al riparo il figlio dai disordini e inviò Tommaso, oramai adolescente, a Napoli, perché potesse seguire degli studi più approfonditi. Così nel 1239 Tommaso si iscrisse al nuovo Studium, l’Università degli studi fondata nel 1224 da Federico II per formare la classe dirigente del suo Impero. Fu a Napoli che all’età di 17 anni, entrò nell’Ordine dei Frati Predicatori, fondato da san Domenico. La famiglia tentò con ogni mezzo di opporsi, soprattutto con la forza, metodo che a Landolfo, uomo d’arme, sembrava il più efficace. Così la madre inviò un corriere ai suoi figli, che in quel periodo stavano guerreggiando nella regione di Acquapendente, perché intercettassero il loro fratello e glielo conducessero, i fratelli di Tommaso si lanciarono all’inseguimento, che, dopo l’ordinazione, si era messo in viaggio per Parigi con alcuni confratelli tra cui il Maestro dell’Ordine. Lo presero a viva forza e per oltre un anno fu tenuto prigioniero delle fortezze di Monte San Giovanni Campano e Roccasecca. Ma dopo aver usato tutti i mezzi in suo possesso, fino ad arrivare all’espediente di introdurre nella stanza del frate, per tentarlo, una bella donna che egli non esitò infuriato a scacciare con un tizzone ardente, la famiglia dietro pressione della madre, decise di liberarlo. Ormai l’opposizione familiare poteva dirsi conclusa. Libero da queste preoccupazioni Tommaso si recò a Parigi e quindi a Colonia dove divenne l’assiduo discepolo del celebre monaco del suo stesso ordine sant’Alberto Magno. Lo stesso sant’Alberto lo segnalò all’università di Parigi, la più famosa università di allora. Tommaso entrò a Parigi preceduto da una vasta fama, che in questa città si allargò a dismisura. Le sue lezioni erano seguite da un pubblico di studenti ogni giorno più folto; le dispute teologiche lo vedevano sempre partecipe e polemico, ma pacato, e i suoi interventi erano seguiti con un fervore da studiosi e gente comune. Dopo alcuni anni venne richiamato in Italia dove le maggiori università gli misero a disposizione le loro cattedre. Insegnò a Roma, insegnò a Napoli. Intanto nei ritagli di tempo tra le lezioni, i viaggi, che allora prendevano un tempo lunghissimo, tempo che egli passava in meditazione ed in preghiera, scriveva le sue opere, soprattutto l’immensa “Summa Theologica”. A 48 anni era l’uomo più in vista della Chiesa in quanto a dottrina, e come tale, il papa Gregorio X lo chiamò come esperto al Concilio di Lione che aveva convocato per il 1 maggio 1274. Si rimise dunque in cammino per la Francia. Era partito da poco quando un banale incidente avvenuto vicino Teano, bloccò la marcia a Maenza, dove sentendosi male, Tommaso chiese ospitalità nel castello della nipote Francesca d’Aquino. Qui purtroppo il male peggiorò, e sentendosi ormai vicino alla fine, espresse il desiderio di farsi trasportare nella vicina abbazia cistercense di Fossanova. Tommaso fu ospitato nella cella dell’abate, e tutti i monaci si prodigarono in ogni modo per alleviargli le sofferenze. La fine però era vicina; dopo aver chiesto ed ottenuto l’Eucarestia, circondato dai confratelli e dai frati dell’abbazia, morì il 7 marzo 1274; patrono dei teologi e degli studenti.
28 gennaio: san Giuliano di Cuenca (al secolo Julián ben Tauro), nacque da una famiglia nobile di Burgos (Spagna) nel 1128, venne educato con molta cura nella pratica della virtù e nello studio delle scienze. Fu nominato professore dell’Università di Palencia a soli 24 anni, carriera che abbandono all’età di 35 anni e si ritirò nella città natale per prepararsi in tre anni al suo sacerdozio. Ordinato sacerdote, si consacrò alla predicazione, che esercitò a Burgos e per tutta la Castiglia, fra cristiani e musulmani, cosicché si diffuse ampiamente la fama del suo zelo e delle sue virtù di carità, penitenza e mortificazione. Nel 1191 è nominato arcivescovo di Toledo. Il 14 dicembre 1195 muore il primo vescovo di Cuenca, Juan Yanez, dato che il re Alfonso VIII conosceva le virtù e lo zelo dell’arcidiacono di Toledo e credeva che nessuno meglio di lui poteva essere il secondo vescovo della diocesi di Cuenca. Accettò l’episcopato dopo forte resistenza, motivata dalla sua coscienza di impreparazione e indegnità e resse la diocesi per circa ventotto anni, evangelizzando i suoi fedeli ed occupandosi anche dei loro problemi materiali. I biografi lodano ampiamente la sua attività caritativa e assistenziale, a cui dedicò tutti i proventi del vescovado, guadagnandosi da vivere col proprio lavoro manuale, fabbricando canestri al modo degli antichi anacoreti, e meritando di essere aiutato da miracolosi interventi di Dio quando le sue risorse non bastavano a sopperire ai bisogni degli assistiti. Morì il 28 gennaio 1208.