
a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 15 agosto la chiesa festeggia Assunzione della Beata Vergine Maria, è un dogma che afferma che Maria è stata assunta, cioè elevata, in anima e corpo nella dimensione gloriosa. In altre parole, non soltanto l’anima, ma anche il corpo di Maria, reso incorrotto, è stato portato in Cielo. Papa Pio XII fu colui che, tenendo conto delle innumerevoli richieste provenienti dall’intero popolo di Dio: cardinali, patriarchi, arcivescovi, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, associazioni e università, che supplicavano la definizione del dogma di fede dell’assunzione corporea della beata Vergine Maria in Cielo, decise
di indirizzare una lettera enciclica, denominata “Deiparae Virginis Mariae”, il 1 maggio 1946, ai venerabili fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi e agli altri Ordinari locali che hanno pace e comunione con la Sede Apostolica, in merito ad una proposta di definizione del dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. In questa lettera il Papa chiede ai venerabili fratelli se essi ritengano che si possa proporre e definire come dogma di fede l’assunzione corporea della Vergine, e se ciò sia desiderato anche dal loro clero e dal loro popolo. Mentre favorevoli erano le risposte della grandissima maggioranza dei vescovi interpellati dal Papa, avviene a Roma un avvenimento che sembra quasi il suggello divino alle richieste del Santo Padre. Il 12 aprile 1947, la Vergine Maria appare a Bruno Cornacchiola e lo invita a rientrare nella Chiesa Cattolica, che lui combatteva con tenacia irriducibile. Informato dei fatti, Pio XII credette all’apparizione, benedicendo a Piazza San Pietro, il 5 ottobre dello stesso anno, la statua a grandezza naturale che oggi si può venerare nel Santuario della Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane. Anche questo episodio contribuì alla definizione del dogma. Finalmente il 1 novembre 1950, con la costituzione apostolica “Munificentissimus Deus”, Pio XII dà la solenne proclamazione: «Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Ignoriamo se, come e quando avvenne la morte di Maria, festeggiata assai presto come «dormitio Mariae». È una solennità che, corrispondendo al dies natalis (morte) degli altri santi, è considerata la festa principale della Vergine. La Chiesa celebra oggi in Maria il compimento dei Mistero pasquale. Essendo Maria la «piena di grazia», senza nessuna ombra di peccato, il Padre l’ha voluta associare alla risurrezione di Gesù. Gli scritti dei Padri e degli scrittori sacri, soprattutto a partire dal IV e V secolo, riferiscono alcuni dettagli sulla Dormizione e Assunzione di Maria, basati su alcuni racconti che rimontano al II secolo, secondo queste tradizioni, quando Maria stava per abbandonare questo mondo, tutti gli Apostoli, eccetto Giacomo il Maggiore, che aveva già subito il martirio, e Tommaso, che si trovava in India, si riunirono a Gerusalemme per farle compagnia negli ultimi momenti e un pomeriggio sereno e luminoso le chiusero gli occhi e deposero il suo corpo in un sepolcro. Pochi giorni dopo, dato che Tommaso, arrivato troppo tardi, insisteva a voler vedere il corpo, trovarono la tomba vuota, mentre si udivano canti celestiali. Indipendentemente dagli elementi di verità contenuti in questi racconti, è assolutamente certo che la Vergine Maria, per uno speciale privilegio di Dio Onnipotente, non fu sottoposta alla corruzione: il suo corpo, glorificato dalla Santissima Trinità, fu unito all’anima e Maria fu assunta in cielo, dove regna viva e gloriosa, accanto a Gesù, per glorificare Dio e intercedere per noi.




15 agosto: beato Claudio Granzotto (al secolo Riccardo Vittorio Granzotto), nacque a Santa Lucia di Piave (Treviso) il 23 agosto 1900, da una famiglia povera, ma ricca di fede. Fin da bambino dimostra innate doti artistiche, sia nel disegno che nel modellare la creta. In seguito alla morte del padre, il 4 gennaio 1910, all’età di 9 anni deve lasciare la scuola per occuparsi, assieme ai suoi sei fratelli, della famiglia. Tenta, con scarso profitto, la professione di calzolaio e poi manovale, ma la sua passione rimane il disegno. Durante la prima guerra mondiale all’età di 18 anni viene arruolato nell’esercito e presta servizio in Italia e in Albania. Nel 1921 ritorna nella sua casa di Santa Lucia di Piave e inizia a lavorare nell’impresa edile del fratello maggiore che, dopo molte sollecitazioni, gli permette di frequentare la scuola d’arte serale a Conegliano. Incoraggiato dal parroco monsignor Vittorio Morando e grazie all’aiuto del fratello, entra con successo all’Accademia delle Belle Arti di Venezia conseguendo, nel 1929, il diploma di scultore con il massimo punteggio. Ma Riccardo comprende che tutto questo non può più bastargli. Il bello e il bene sono un tutt’uno per lui. Medita, soffre, prega. Si iscrive nell’ottobre 1929 tra gli adoratori nella Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo. Trascorre notti intere dinanzi al Santissimo Sacramento. Si sente sempre più orientato verso una scelta radicale di vita, quella consacrata in qualche ordine religioso, lontano dal mondo. Il 7 dicembre 1933 entra nell’Ordine dei Frati Minori, a San Francesco del Deserto a Chiampo, nella laguna veneta. Nel 1935 è ammesso al noviziato come fratello laico e gli viene imposto il nome fra Claudio. Il 16 novembre 1936 emette i voti religiosi e viene mandato al convento di San Francesco di Vittorio Veneto (Treviso) dove si dedica alla realizzazione di altre sculture, all’assistenza dei sacerdoti celebranti, alla cura dei malati. Conduce una vita umile e penitenziale dedicandosi anche alla questua, che pratica perfino per le strade di Santa Lucia dov’è conosciuto come affermato e stimato professore. Negli anni della seconda guerra mondiale, Claudio intensifica la sua dedizione verso i più bisognosi, rinunciava ai pasti per offrire il suo pranzo ai poveri, a loro donava la legna destinata a riscaldare il suo laboratorio e, per ottenere un pò di calore, bruciava carta umida che produceva solo fumo. Fu esempio di carità cristiana, di umiltà e di generosità. Il 3 agosto 1947 gli viene diagnosticato un devastante tumore al cervello. Morì il 15 agosto 1947
