



22 novembre: beato Salvatore Lilli, nacque a Cappadocia (L’Aquila) il 19 giugno 1853. Vestì l’abito francescano il 24
luglio 1870, nel convento di Nazzano (Roma); emise la sua professione religiosa il 6 agosto 1871. A seguito della soppressione degli Ordini Religiosi da parte del governo italiano, Salvatore da Cappadocia, questo il suo nome da frate, partì nel 1873 per i Luoghi Santi della Palestina, per restarvi come missionario. Nel convento di Betlemme proseguì nello studio della filosofia, che aveva già iniziato a Castelgandolfo, facendosi ammirare per la sua vita di perfetto claustrale. Il 6 agosto 1874 fu trasferito nel convento del Santissimo Salvatore a Gerusalemme, per completare gli studi in teologia, venendo ordinato sacerdote il 6 aprile 1878. Prestò il suo servizio per due anni, nelle basiliche custodite dai francescani, venendo poi inviato a Marasc nell’Armenia Minore, dove per 15 anni espletò con passione il suo apostolato. La sua opera fu vasta e densa di risultati; i confessionali sempre affollati e le comunioni molto frequenti anche nei giorni feriali; riallacciò buoni rapporti con le persone più eminenti della città, cattoliche, ortodosse, turche; eresse una nuova cappella, inaugurata il 4 ottobre 1893 e con le offerte dei benefattori, acquistò un grande terreno e molti attrezzi agricoli per lavorarlo. Nel novembre 1890, a Marasc scoppiò il colera e lui per 40 giorni assisté da solo i colpiti dal morbo, senza esserne miracolosamente contagiato. Padre Salvatore nel 1894 fu nominato parroco e superiore dell’ospizio di Mugiukderesi e qui fu raggiunto dai rivolgimenti politici del 1895, quando i turchi effettuarono tanti massacri, specie tra i cattolici armeni. Fu sollecitato più volte dai confratelli, presenti in altri luoghi più sicuri, di rifugiarsi presso di loro, ma egli rispose: «Dove sono le pecore, lì deve restare il pastore», fu ferito dai soldati che aveva accolto con tanta benevolenza. Il 22 novembre 1895, fu arrestato con altri dodici cristiani e condotto a Marasc; lungo il viaggio vennero più volte invitati a rinnegare la religione cattolica e a darsi alla fede di Maometto, se volevano salvare la vita. Al loro deciso rifiuto, furono uccisi con crudeltà a colpi di baionetta e i loro corpi furono dati alle fiamme, in una zona chiamata Mujuk-Deresi. I nomi di sette dei dodici fedeli armeni martiri insieme a padre Salvatore Lilli sono: Baldji Ohannès, Khodianin Kadir, Kouradji Tzeroum, Dimbalac Wartavar, Ieremias Boghos, David Oghlou, Toros David; degli altri non si conosce il nome
