Un brano di Sacra scrittura di opportuna e interessante valenza contenutistica, anche per gli addentellati con l’attualità, quello scelto da don Reinaldo Luis Arino Plata, per delineare le argomentazioni, con cui ha sviluppato, dopo la vespertina celebrazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di Sant’Elia profeta, la Lectio divina, che ha segnato l’epilogo dell’Ottobre missionario, vissuto dalla piccola comunità cittadina nell’arco di tre settimane; argomentazioni proposte ed integrate nel filo discorsivo dalla proiezione di diapositive, per illustrare al meglio possibile il tema della Lectio, nelle “visualizzazioni” di luoghi e personaggi dello scenario del brano tratto dalla Bibbia.
Al centro del racconto sacro, è Naaman, ”uomo forte” della Corte del re della Siria; condottiero militare di eccezionali capacità tattiche e strategiche nella guida dell’esercito che gli è affidato con tante guerre combattute, è anche il sommo rappresentante del re nel governo dei territori conquistati e nell’ dell’esercizio della giurisdizione verso i popoli sottomessi o sottoposti a schiavitù. Naaman il siro non è soltanto temuto uomo d’armi, ma è anche in grado di far valere una smisurata influenza su tutte le decisioni del re e dispone soprattutto di ricchezze straordinarie. Ma la sferza del potere che utilizza e gli osannanti atti di servile ed ossequioso omaggio che gli sono resi ad ogni piè sospinto, non lo pongono al riparo dalla terribile lebbra che l’ha aggredito e ne devasta il corpo, ribelle com’è ad ogni cura. Un tormento ed un’afflizione senza fine per Naaman il siro.
E’ una sua umile serva- una ragazza ebrea tenuta in schiavitù- che, ispirata da Dio, consiglia al potente uomo di rivolgersi ad Eliseo, il Profeta. Certamente, Eliseo, uomo mite e povero, ma dotato di grande fede, saprà somministrargli la cura, con cui debellare la malattia che lo tormenta e che non concede né respiro né spiragli. Naaaman è esitante e perplesso sul consiglio dell’umile schiava ebrea, ma, superati indugi e dubbi, , lascia Damasco e si reca da Eliseo in terra d’Israele. per incontrare Eliseo. Il Profeta adita al potente e ricco uomo della Corte del re di Siria di immergersi sette volte nelle acque del Giordano, se intende liberarsi dalla malattia.
E’ una prova da affrontare, che suscita in Naaman nuove perplessità, ferendone l’orgoglio; perplessità, che l’uomo vince, per le premure e sollecitazioni esercitate su di lui dai servitori del seguito. Le sette immersioni nelle acque della purificazione del Giordano guariscono Naaman. E’ l’agognata guarigione fisica, quella che sperimenta l’uomo nell’umiltà ritrovata; è la guarigione, alla quale corrisponde, in manifesta chiave allegorica, la simbologia della lebbra, plastica rappresentazione del Male. E’ il Male, la cui matrice si nutre ed alimenta di potere e ricchezza, la cui genesi è nelle guerre, nell’oppressione, nella violenza. Liberarsi dalla lebbra del potere, della ricchezza, delle egolatrie, con cui uomini e popoli opprimono e sviliscono altri uomini e altri popoli propri simili con tutte le forme praticabili della violenza e della forza- ora palesi ora occultamente viperine- si traduce nella libertà dal Male della lebbra del racconto biblico, nella cui tessitura si esalta la semplicità sia di Eliseo il Profeta che della ragazza ebrea schiava e degli schiavi servitori di Naaman. Semplicità ch’è senso della dignità, della cui lezione Naaman è indotto a far tesoro.
Più che efficaci gli squarci che don Reinaldo Luis Arino Plata apriva sul senso del racconto di Naaman nella “lettura” della del Medio-Oriente nei nostri giorni. E’ la realtà di terre attraversate da guerre interetniche e tribali, che da anni si rincorrono da un versante all’altro tra Libano, Irak, Iran e Siria, mentre Israele è in permanente “stato d’allerta” per la sua sopravvivenza.
A dare anima e cornice alla conclusione dell’Ottobre missionario le atmosfere di raccoglimento in preghiera dei fedeli e i canti liturgici eseguiti dal Coro parrocchiale e dai Gruppi dell’Animazione liturgica e dei Catecumenari, con la partecipazione delle Suore Pallottine dell’Istituto religioso e formativo di Avella.