«Il motivo della mia candidatura è molto semplice – spiega l’imprenditore Giuseppe Ammendola, candidato alle elezioni amministrative di Terzigno nella lista “Un’impronta nuova per il futuro” con Vincenzo Aquino sindaco, – l’amore verso il mio paese e l’amarezza di vedere in quale stato versa attualmente. Giro spesso per le strade del paese e, da imprenditore e da amante della politica, sento il dovere morale di denunciare tutto ciò che andrebbe risolto.
Dal 2002 Terzigno è in una situazione statica su più fronti: molte attività commerciali sono state costrette a chiudere o a trasferirsi nei paesi limitrofi. Questo calo dell’economia non è che il risultato di una politica sbagliata che non ha permesso la nascita di insediamenti produttivi né incentivato il commercio con iniziative mirate.
Negli anni sono nate delle associazioni sul territorio, formate da giovani capaci e in grado di dare una svolta al paese con le proprie idee. Eppure, tutte queste associazioni hanno avuto vita breve, alcune di esse, addirittura, sono rimasti soltanto dei progetti fermi sulla carta. Tutto questo è accaduto perché
nessuno ha mai dato l’opportunità ai giovani più bravi della nostra terra di poter esprimere il proprio valore.
I problemi non mancano anche sotto il profilo urbanistico e ambientale. Le periferie? Completamente abbondonate.
Da anni, qui a Terzigno, abbiamo una macchina amministrativa completamente inesistente. È inammissibile che non esista un ufficio competente per venire incontro alle esigenze dei cittadini.
Vogliamo parlare degli ultimi 5 anni? Io vorrei davvero avere una sola ragione per accusare l’operato dell’amministrazione uscente e per parlarne male, ma purtroppo non è possibile. Il motivo? Semplice, a parte qualche inaugurazione, non è stato fatto assolutamente nulla.
Dinanzi a tutto questo, non posso e non possiamo restare fermi a guardare. Faccio mia una frase di Bernard Shaw, che sarà il motore del mio impegno per Terzigno: “Alcuni vedono le cose come sono e dicono perché? Io sogno cose non ancora esistite e chiedo perché no?”»