di Antonio Vecchione
In una splendida giornata di primavera e nel pieno risveglio della natura, una visita all’Eremo di Gesù e Maria insieme a una qualificata guida, Andrea Colucci. Andrea, cittadino prezioso per il suo generoso e storico impegno per il bene pubblico, mi ha parlato benissimo dei lavori eseguiti non soltanto per valorizzare gli spazi esterni ma anche per il recupero dell’orto e dei cortili interni dell’Eremo dedicato alla Madonna del Soccorso. Una notizia che ha suscitato il piacere di visitarlo, una personale esigenza, anche perché, per uno schietto baianese come me, il legame alla collina di Gesù e Maria, un luogo dell’anima che da sempre risveglia emozioni profonde, è saldo e indissolubile. Un luogo rimasto dimenticato per secoli e poi adottato dalla Diocesi di Nola nel 1993 e affidato, per una miracolosa intuizione, alla monaca eremita suor Costanza nel 2002, che in poco più di venti anni lo ha riportato all’antico splendore. La prima emozione è all’arrivo: uno spazio verdissimo, illuminato dal sole, cintato da muri a secco che lo valorizzano e nascondono lo scempio perpetrato qualche decennio fa da irresponsabili amministratori. Meravigliosa la scena finale come quinta di chiusura di questo spazio: un altare e un altissima croce che si proietta verso il Cielo per ricordarci il sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo per la salvezza degli uomini. Siamo stati accolti con sereni sorrisi da Suor Costanza, che insieme alle due Suor Patrizia, era umilmente intenta a lavorare con zappe e pale per sistemare un muro a secco appena all’esterno del confine dell’eremo. Una testimonianza del loro impegno a “mantenersi con il lavoro per essere credibili dinanzi a Dio, alla Chiesa e ai Fratelli”. Poi è cominciata la visita che mi ha lasciato incantato. Tutto è realizzato nella semplicità, con cura e diligenza, nel delicato rispetto della funzione dei luoghi. Un susseguirsi di elementi di architettura intrisa di valori umani e spirituali: ogni angolo, ogni muro o parete, ogni pezzetto di terra, orto o giardino oppure frutteto, ogni casetta, perfino un ripostiglio, il tutto immaginato per valorizzare la funzione dell’eremo. Un progetto frutto di una celeste creatività che nasce dall’amore profondo per il luogo e per la sua funzione. Il risultato è splendido: tutto è ordinato, pulito, ricostruito con elementi naturali come il legno e le pietre “vive”, quelle bianche caratteristiche della collina di Gesù e Maria. E’ una immersione totale nella pace e nell’armonia del paesaggio, a contatto e all’ascolto della natura, che affascina con il verde intenso dei prati, con il fascino dei panorami sulle valli e sulla corona di monti, con la bellezza degli ulivi, simbolo di vita e di rinascita e da sempre considerati emblema di pace. Ascoltare suor Costanza oppure Suor Patrizia significa entrare in altra dimensione, non quella dei vorticosi pensieri, della rumorosa quotidianità, ma quella sospesa nello spazio e nel tempo, quella del prezioso tempo del silenzio, del raccoglimento, della contemplazione della natura, una sorta di riconnessione spirituale con l’ambiente e con il paesaggio. Una esperienza umana preziosa e impagabile, trascorsa nell’armonia e nella pace, nella bellezza dell’arte e della natura che ci avvicinano a Dio. Un grazie dal più profondo del cuore a Suor Costanza e a suor Patrizia, uno e due, che hanno regalato non soltanto alla comunità, ma ai tanti devoti di tutta la regione che frequentano l’eremo, un tesoro immenso, culturale, paesaggistico e spirituale.