Il 14 ottobre 2018, in piazza San Pietro, in Vaticano, di fronte a una folla sterminata di fedeli giunti da ogni parte del mondo, papa Francesco dichiarava santo il parroco torrese, Vincenzo Romano, insieme a Paolo VI, Oscar Romero, Francesco Spinelli, Maria Caterina Kasper, Nazaria di Santa Teresa di Gesù e Nunzio Sulprizio: «Tutti questi santi, in diversi contesti, hanno tradotto con la vita la Parola di oggi, senza tiepidezza, senza calcoli, con l’ardore di rischiare e di lasciare», così il Pontefice nell’omelia di quel giorno.
In occasione del secondo anniversario della canonizzazione di San Vincenzo Romano, la Basilica di Santa Croce in Torre del Greco, nella omonima piazza, dove sono conservate le spoglie del Santo, ha organizzato nei giorni 13, 14 e 15 ottobre, una serie di celebrazioni ed eventi, nel rispetto delle norme anti contagio per l’emergenza sanitaria da Coronavirus. Si inizia martedì 13 ottobre, alle ore 19.00, con la presentazione del libro Admirabili Dei Providentia di Giuseppe Sbarra. Si avrà poi la presenza di padre Corrado Maggioni, sottosegretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che presiederà la Celebrazione Eucaristica del 14 ottobre, alle ore 19.00, durante la quale verrà utilizzato per la prima volta il nuovo formulario della Messa di San Vincenzo Romano approvato dal Vaticano; il 15 ottobre, alle ore 19.00, è prevista la partecipazione straordinaria di padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, che interverrà per la presentazione del volume «Fai vivere e santifichi l’universo» del teologo prof. Giuseppe Falanga; alle ore 20.00 l’Adorazione Eucaristica Dio è amore. Sarà possibile seguire l’intero programma, in diretta, su TVCITY – canale 113 del digitale terrestre e sulla pagina FB della Basilica Pontificia di Santa Croce.
Il Santo, cenni biografici – Nacque a Torre del Greco nel 1751. Durante il suo ministero di parroco, durato 33 anni, si dedicò soprattutto ai suoi concittadini torresi. Era noto con il soprannome di “Prevete faticatore” (il prete lavoratore), per la sua ininterrotta attività a favore dei bisognosi, efficacemente rappresentata dalla consuetudine – definita “sciabica” – di avvicinare con crocifisso e campanello le persone, predicare e poi accompagnarle nella chiesa più vicina. La sua presenza costante sulla strada e tra la gente, inoltre, lo portava a predicare il Vangelo fino a cinque volte al giorno. Fu artefice della ricostruzione della chiesa parrocchiale, distrutta durante l’eruzione del Vesuvio del 15 giugno 1794, che rase al suolo quasi interamente Torre del Greco. Morì nel dicembre 1831 dopo una lunga malattia.