Sant’Anastasia. Una diretta sintetica, ma chiara e rivolta ai suoi concittadini, quella di Carmine Pone che si candida a sindaco di Sant’Anastasia. Pone, 60 anni, già primo cittadino nel 2007, ha parlato soprattutto di intenti e motivazioni. Emblematica una frase su tutte. “La fascia non può essere trofeo o feticcio da esibire”, ha affermato, “Mi impegno per far ripartire Sant’Anastasia”.
“Ho avvertito la necessità di parlare direttamente con voi”, ha esordito Pone rivolgendosi agli anastasiani (a questo link la diretta Facebook https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=317644719267993&id=113368387099773), “perché è da un po’ di tempo che si discute delle Amministrative del 20 e 21 settembre e di eventuali candidature. La situazione del paese, inutile negarlo, è drammatica. Non vi nascondo che al mio orizzonte, in questo momento, non c’era la candidatura, ma è anche vero che molti miei concittadini hanno fatto appello all’amore che ho sempre nutrito per questa città, dicendomi chiaramente che non potevo disertare in un momento così delicato per la nostra comunità. Sono qui, perché ho un alto senso del dovere, sono stato educato a servire la nostra comunità e l’ho sempre fatto con estremo disinteresse e tenendo sempre presente che il potere non può essere obiettivo di vita. La nostra società politica ha da anni un morbo che la attanaglia: tutti sono convinti che il fine ultimo dell’agire politico sia il raggiungimento del potere per poi esercitare una intermediazione tra le risorse pubbliche e i bisogni dei propri sostenitori. Non può essere questo il fine ultimo dell’agire politico e mi sono sempre battuto contro questa mentalità.
Butto lo sguardo all’ultimo decennio e resto sgomento anche per il tipo di conflitti che si sono consumati: di tipo personale, familiare e tribale e mai che avvenisse su questioni concrete e sui problemi aperti nel paese che restano tuttora senza soluzione. Se è questo l’agire politico è chiaro che le fratture che si sono aperte nella nostra comunità restano sempre più profonde perché il confronto non si fa sulle cose da fare, ma sul potere. ‘Dammi quella sedia, non te la do, me la devi ridare perché te l’ho prestata, voglio due sedie anziché tre’ quando si discute di questo ovviamente le fratture diventano insuperabili”. Ha ripercorso, dunque, i limiti del paese per capire da dove ricominciare.
“Da dove si parte per rimettere paese in piedi?”, ha continuato Pone, “Si parte da questioni che riguardano la città. È evidente che costruire un progetto politico per questa città non è cosa che si può fare a tavolino, ma impegna noi stessi in un percorso politico personale. Chi siamo, da dove veniamo, cosa possiamo garantire alla città, vedo troppe persone che si propongono senza un minimo di consistenza, che contributo possono dare alla comunità? Anche in questi giorni ho sentito parlare di tanti che si aggregavano e si componevano subito dopo, ma su che cosa? Vi posso dire però da dove sono partito io. Siccome per me, alla mia età la fascia non può essere un trofeo o un feticcio da esibire, perché sono persona navigata mi sono posto una domanda, vinciamo giusto per vincere o per governare finalmente questo paese e dargli soluzioni che aspetta? Se partiamo da questa premessa vi spiegate anche i tanti ‘no’ che ho dovuto dire. Tutti i capibastone e detentori dei pacchetti di voti si sono messi all’opera, come se nulla fosse accaduto, in cambio di logiche di potere che non hanno nulla a che vedere con bisogni del paese. Non voglio demonizzare nessuno, rispetto tutti, tutti hanno diritto di concorrere alla prossima campagna elettorale, ma bisogna avere idea di paese. Prima di parlare di programma ho immaginato la costruzione della squadra che ho in mente”.
Ed infine ha sottolineato la sua voglia di restituire ai ragazzi una Sant’Anastasia a loro misura.
“Ritorno in campo perché troppi giovani migliori di Sant’Anastasia lavorano o studiano fuori”, conclude Pone, “non discutono più di politica perché le sedi dei partiti si sono svuotate, nelle istituzioni non trovano accesso. Apriamo possibilità ai nostri giovani migliori, a chi vuole dare al paese il proprio contributo. Metto a loro disposizione la mia competenza, il mio peso elettorale, ma immagino che a ‘tirare’ non debba essere sempre io piuttosto i tanti giovani che vedo intorno a me, pieni di entusiasmo e che vogliono impegnarsi per dare al paese un’altra possibilità”.