- a cura di REDAZIONE
Dopo la conquista dell’attesissima DOP, Cetara comincia la lavorazione della Colatura di Alici… targata Dop!
La consegna simbolica del Terzigno nelle mani del sindaco di Cetara Roberto Della Monica, da parte della presidente dell’Associazione per la valorizzazione della Colatura di Alici di Cetara Lucia Di Mauro, ha dato ufficialmente il via alla elaborazione da parte di Agroqualità, ente di certificazione, riconosciuto dal Ministero, del piano di controllo ufficiale a cui farà seguito la produzione del prezioso liquido ambrato che, al termine della maturazione, verrà imbottigliato sotto l’egida della denominazione comunitaria Dop.
Una cerimonia necessariamente sobria e distanziata secondo i protocolli dettati dall’emergenza sanitaria mondiale ma che di certo non ha sminuito il valore dell’impresa messa a segno da quanti hanno lavorato nel corso degli anni alla realizzazione di questo progetto.
Ci sarà tempo per festeggiare in maniera adeguata, intanto è il momento di riprendere a lavorare per riempire con le fantastiche alici di Cetara il Terzigno realizzato con il castagno dei Monti Lattari nell’ambito del progetto Calice (acronimo di Colatura di Alici di Cetara, approvato dalla Regione Campania nell’ambito della misura 1.26 “innovazione” del Po Feamp 2014/2020).
Il lavoro cominciato ieri, seguendo il rigido disciplinare di produzione della Colatura di Alici di Cetara Dop, sarà controllato da Agroqualità.
La prima giornata di sperimentazione della fase di lavorazione è stata seguita direttamente dai diretti interessati. A cominciare proprio da Lucia Di Mauro, presidente dell’Associazione per la valorizzazione della Colatura di Alici di Cetara Dop. Presenti anche Secondo Squizzato, coordinatore CTS e il professore Vincenzo Peretti, esperto di denominazione comunitarie.
Le alici utilizzate sono state pescate a largo della Costiera Amalfitana, nella notte fra mercoledì e giovedì, dall’imbarcazione “Sacro Cuore” del comandante Domenico Giordano con a bordo la supervisione dei dottori Emanuele D’Anza e Marco Marano. Una volta trasformate dovranno “riposare” per nove mesi in attesa della spillatura.
Foto: Matteo Giordano ImageArt