“Celebrerai la festa delle settimane; cioè delle primizie della mietitura del frumento, e la festa della raccolta alla fine dell’anno”. (Esodo XXXIV, 22)
Shavuot, nota anche come Festa delle Settimane, Festa delle Primizie oppure con il nome greco di Pentecoste, è una delle ricorrenze religiose più sentite dagli ebrei di Israele. Si festeggia il sesto giorno del mese ebraico di Sivan (che quest’anno coincide con il 29 maggio) e cade esattamente 50 giorni dopo Pesach, la festa con cui gli ebrei ricordano la liberazione del loro popolo dalla schiavitù in Egitto. È, insieme a Pesach e Sukkot, una delle tre feste di pellegrinaggio, durante le quali era tradizione recarsi in preghiera al Tempio di Gerusalemme. Ancora oggi a Shavuot non è insolito vedere una moltitudine di fedeli che, in cammino di buon mattino, si dirige verso il Muro Occidentale per pregare.
Shavuot porta con sé un duplice significato: uno legato alla vita religiosa e l’altro a quella agricola delle prime forme di società ebraiche. L’aspetto religioso della festa celebra il dono della Torah al popolo ebraico, uno dei momenti fondanti dell’ebraismo. Si racconta infatti che le scritture e i mitzvot (precetti) in esse contenuti siano state donate direttamente a Mosè sulla cima del monte Sinai, che poi le portò tra i tre milioni di uomini, donne e bambini che lo seguivano nel lungo cammino verso la Terra Promessa.
L’aspetto più popolare, raccontato anche nella Bibbia, trae origine dalla mietitura del grano, che veniva ultimata proprio in questo periodo ed era sempre un motivo di grande gioia per la popolazione. Nel Tanakh, l’insieme dei testi sacri, Shavuot viene per questo motivo anche detta “festa della mietitura”: veniva celebrata portando due pagnotte in offerta al Tempio.
Il nome Pentecoste, dal greco pentecosté hēméra, 50 giorni, mette questa festa in stretta relazione con l’omonima festività cristiana che celebra l’effusione dello Spirito Santo e la nascita della Chiesa. Tra le due feste vi è in effetti un legame: i discepoli ricevettero lo Spirito Santo, sotto forma di una lingua di fuoco posatasi sopra le loro teste, proprio mentre erano riuniti per festeggiare Shavuot.
Pur essendo un’importante ricorrenza religiosa, Shavuot non impone alcun mitzvot, salvo le tradizionali osservanze festive come l’astenersi dal lavoro e la preghiera. Quest’ultima è chiaramente incentrata sulla Torah, che viene letta e studiata per tutta la notte della vigilia. La mattina del secondo giorno della festa invece si legge il rotolo di Ruth, una delle cinque cosiddette Meghillot ovvero i testi letterari inseriti nell’Antico Testamento. La storia è quella della bisnonna del re Davide che ha lasciato il suo popolo e sua famiglia per raggiungere sua suocera e il popolo ebraico dopo la morte del marito, proprio nei giorni del taglio del grano. Inoltre, la tradizione racconta che Re Davide è morto a Shavuot. E infine, in occasione di Shavuot il popolo di Israele ha ricevuto la Torah: e anche Ruth, una donna non ebrea, sceglie di convertirsi e seguire le regole della Torah.
Durante la festività si è inoltre soliti decorare con fiori e piante le sinagoghe e le proprie case. Si può dunque dire che il verde sia uno dei colori principali di Shavuot: tra i tanti significati dietro a questo gesto, il più diffuso è quello che richiama la straordinaria fioritura del Sinai una volta consegnata la Torah al popolo ebraico.
Shavuot in cucina
“lo condurrò verso una terra fertile e spaziosa dove scorre latte e miele” (Esodo III, 8).
Una delle usanze principali di Shavuot riguarda la tavola, con i latticini che sono i veri protagonisti della festa. Vi sono diversi motivi dietro a questa associazione tra cibo e religione; uno dei principali si rifà ad un’antica tradizione rabbinica che, riprendendo i versi di Re Salomone, associa il latte alla Torah. Così come il latte è il primo cibo per il bambino, dono della madre al piccolo. Oppure ancora come Dio descrisse a Mosè la Terra Promessa dove avrebbe condotto il suo popolo:
Altre interpretazioni menzionano invece l’impossibilità di preparare la carne kosher in tempo per celebrare il dono della Torah (si scelse dunque di ripiegare su un pasto a base di soli latticini) o ancora il divieto, riportato anche nell’Esodo, di mescolare carne e latte all’interno dello stesso pasto.
Tra i piatti principali consumati a Shavuot ritroviamo così numerose pietanze a base di formaggio e latte, sia salate che dolci, come le torte salate con verdure e formaggi, fagottini al formaggio – quali ad esempio le burekas – insalate con formaggi e dolci come l’internazionale cheesecake o le crespelle ripiene di formaggio dolce – i blintzes.
Federica Guerriero