- a cura di Alfredo Cascone
- credits photo Carmen Guerriero
Questo mese di Dicembre ha un significato doppiamente importante per Teobaldo Acone, Ambasciatore dell’Associazione Nazionale Città del vino, da anni attivissimo sul territorio nazionale, in particolare nella sua terra, l’Irpinia.
Instancabile professionista, persegue la promozione di attività e progetti intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, atti a valorizzare il territorio, uno sviluppo sostenibile, opportunità di lavoro e realizzare una migliore qualità della vita.
D.: 20 anni come Ambasciatore di Città del Vino… Com’è iniziato il suo lunghissimo percorso?
Negli anni 90 ho avuto la possibilità insieme alla mia famiglia di fare le vacanze estive girando l’Italia nelle regioni più interessate nel settore vitivinicolo come il Piemonte, Veneto, Toscana Umbria e Lombardia dove ho avuto modo di visitare per prima i territori vitivinicoli e degustare i loro vini.
Questa esperienza mi ha fatto conoscere Donatella Cinelli Colombini a Montalcino che è stata la mia maestra di vita nel settore vitivinicolo con cantine aperte e il movimento del turismo del vino ed ho collaborato con le aziende vitivinicole irpine per far partire in Irpinia la mentalità di far conoscere non solo il territorio vitivinicolo ma i vini irpini.
Nel 1997 a Preturo Irpino ho incontrato il direttore Paolo Benvenuti di Città del vino insieme ai sindaci del Greco di Tufo da quel momento è iniziato la mia collaborazione con Città del vino e nel 2000 a Castiglione di Sicilia sono stato nominato Ambasciatore delle Città del vino.
D.: Quali problematiche ha incontrato sul territorio irpino nello svolgimento del suo compito?
In Irpinia esiste un importante problema nel settore vitivinicolo che è quello di non fare sistema tra le aziende vitivinicole e i sindaci per un semplice motivo costituito dalla carenza culturale del territorio e del vino, in quanto non esiste un dialogo costruttivo per creare sviluppo attraverso la formazione, promozione e comunicazione.
Prima del 2000 con cantine aperte a cui io partecipavo con diversi amici, si era iniziato un discorso sul territorio vitivinicolo importante per le aziende vitivinicole poi, con il tempo, non si è sviluppato, a causa sia delle aziende vitivinicole che delle istituzioni locali.
Ma il momento importante per l’Irpinia è stato il 2003 quando la Provincia di Avellino con Maselli riusci a creare le strade del vino dell’Irpinia con la mia collaborazione, non perfezionatasi, poi, perché le aziende vitivinicole non si misero insieme per organizzare l’Associazione delle strade del vino dell’Irpinia.
D.: Che cosa ha fatto per cercare di risolverle?
Per risolvere i diversi ostacoli che ci sono nel territorio vitivinicolo sono riuscito con il sindaco Vanda Grassi e con il sindaco Maria Antonietta Belli ad istituire un laboratorio per la promozione del territorio vitivinicolo partendo con il Comune di Montefalcione insieme a Città del vino e Università del Molise con il censimento del territorio comunale di tutto quello che interessa il settore vitivinicolo coinvolgendo le aziende vitivinicole di Montefalcione e la filiera enogastronomica del territorio comunale.
Ho sposato fin dall’inizio il progetto del Comune di Avellino per l’area vasta facendo inserire le vie del vino delle tre Docg fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi con un protocollo di intesa tra il Comune di Avellino e Città del vino.
Nello stesso tempo ho fatto fare un protocollo di intesa tra Regione Campania e Città del vino con un tavolo di lavoro a livello regionale ed insieme a Città del vino, alla Pro loco di Chianche e alla giornalista enogastronomica Carmen Guerriero ho presentato il progetto di sviluppo del territorio del Greco di Tufo agli otto sindaci.
D.: Un traguardo importante, specie in questo momento. Che cosa occorre al territorio per poter ripartire?
Bisogna rivedere la legge relativa alle strade del vino in quanto non è stata chiara nella costituzione delle stesse ma a questo problema ci deve essere una mentalità da parte del territorio di fare sistema tra le aziende vitivinicole e i sindaci delle tre Docg con progetti di sviluppo legati a far conoscere insieme sia i vini e sia il territorio.
Gli strumenti ci sono per poter fare questo discorso come area vasta del Comune di Avellino dove si sono messi insieme 45 Comuni che si trovano nel territorio vitivinicolo irpino e nello stesso tempo il progetto del Greco di Tufo sempre con la partecipazione di Città del vino.
D.: Che cosa occorre al settore vitivinicolo per poter tornare a guardare il futuro con ottimismo e concretezza?
Esiste la necessità da parte dei sindaci e delle aziende vitivinicole di investire in formazione, promozione e comunicazione importanti per far cambiare la mentalità imprenditoriale e istituzionale.
D.: In questo momento innovazione e sostenibilità sembrano essere le parole chiave per la ripresa. L’Irpinia ce la può fare? Diversamente, di che cosa ha bisogno?
Per avere una svolta in Irpinia nel settore dell’innovazione e della sostenibilità ci deve essere un progetto politico programmatico del territorio vitivinicolo tutto ciò dipende dai sindaci, dalle aziende vitivinicole e dalla Regione Campania legato a migliorare la qualità della vita.
Penso che solo il privato di buona volontà può cambiare la mentalità dei territori vitivinicoli con la collaborazione di Città del vino che in questi anni ha fatto molto per l’Irpinia attraverso il mio ruolo di Ambasciatore delle Città del vino.