Nel 1887 a Villa, frazione di Negrar, provincia di Verona, durante alcuni lavori agricoli fu riportata alla luce parte della pavimentazione a mosaico e delle fondamenta di un’antica villa rustica romana del III sec. d.C., a nord del capoluogo, tra i filari dove, poi, si sarebbero spiegate le uve che danno vita all’Amarone, nome coniato negli anni ’30 del secolo scorso da Cantina Valpolicella Negrar, che nel suo caveau custodisce la prima bottiglia etichettata nel 1939 con la dicitura Amarone Extra della Valpolicella.
Cantina Valpolicella Negrar nel 2011 ebbe la felice intuizione di riconoscerne il grande valore culturale attraverso un progetto vinicolo, scegliendo il nome della località ed uno dei mosaici della villa romana scoperta un secolo fa per l’etichetta di un Amarone prodotto in quella zona che ha compreso 5 etichette di vino Amarone, uno per ogni vallata della Valpolicella classica.
Tra questi, l’Amarone Villa Espressioni, la cui etichetta riproduce un mosaico della villa romana custodito nel museo civico di Verona e che viene prodotto anche con uve provenienti dalla vigna della famiglia Giacopuzzi-Bronzo, socia della cantina, interessata dai recenti scavi archeologici.
Felicità per Renzo Bighignoli, presidente di Cantina Valpolicella Negrar, per l’odierna ribalta dagli scavi del team della Sap (Società Archeologica Srl) diretti da Gianni De Zuccato, archeologo della Soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio, grazie anche alla disponibilità di una cordata di imprese e cantine concessa dal Presidente della Cantina all’archeologo una volta che la Soprintendenza avrà acquisito il sito archeologico di grande importanza per la Valpolicella ed il Veneto, “un unicum per rarità e bellezza dei colori dei mosaici”, aggiunge Bighignoli.
Ciò corrobora la bontà del progetto culturale condotto, per oltre un decennio, da Cantina Valpolicella Negrar nei vigneti della Valpolicella classica per scoprirne le diversità e le originalità territoriali, suggellandone l’importanza con nomi ed etichette riconducibili alla storia del territorio d’origine.”Il nostro obiettivo rimane sempre quello: produrre l’Amarone identificativo di un territorio che, nel suo Dna, porta con sé secoli di storia“, commenta Daniele Accordini, dg ed enologo di Cantina Valpolicella Negrar.
Ora il sindaco di Negrar, Roberto Grison, spera di poter celebrare realizzando in un paio d’anni un sito in grado di accogliere i visitatori.
Federica Guerriero
Cenni storici. Il nome “Amarone” risale al 1936, quando nelle cantine di Villa Mosconi ad Arbizzano, frazione di Negrar, sede al tempo di Cantina Sociale Valpolicella, il cantiniere Adelino Lucchese si accorse di aver lasciato fermentare troppo a lungo una botte di Recioto, il vino allora più importante della Valpolicella, apprezzato per la dolcezza. Il presidente del tempo, Gaetano Dall’Ora, si rese però conto di avere nel bicchiere invece che un “Recioto andato in amaro”, un grande “Amarone”. Avvenne così, anche per la felice intuizione di come stavano cambiando i vini della Valpolicella e il gusto dei loro estimatori, il “battesimo” del nome Amarone, imbottigliato per la prima volta dalla Cantina nel 1939 con l’etichetta Amarone Extra della Valpolicella, dicitura che, per circa trent’anni, fu usata solo da Cantina Valpolicella Negrar. Dopo la nascita nel 1968 della Doc Valpolicella, l’etichetta per tutti i produttori fu Recioto Amarone della Valpolicella, ma nel ’95, sull’onda del successo mondiale ottenuto dal vino, venne modificato il disciplinare per distinguerlo definitivamente dal Recioto fino ad arrivare alla vendemmia 2010, primo anno della Docg Amarone.